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Il sisma che ha spaccato la terra, i rilievi di Emergeo e le dichiarazioni dell’esperto

di

centro meteo italiano

Il sisma che ha spaccato la terra per diversi chilometri, parla uno dei coordinatori del gruppo Emergeo dell’Ingv 5 marzo 2017

Il sisma che ha spaccato la terra per diversi chilometri, parla uno dei coordinatori del gruppo Emergeo dell’Ingv 5 marzo 2017

Il sisma che ha spaccato la terra per diversi chilometri, parla uno dei coordinatori del gruppo Emergeo dell’Ingv 5 marzo 2017

Il sisma che ha spaccato la terra, i rilievi di Emergeo e le dichiarazioni dell’esperto 5 marzo 2017  –  Intervenuto ai microfoni del Corriere dell’Umbria, Paolo Marco de Martino, un coordinatore del gruppo Emergeo dell’Ingv, fa il punto sulla ricerca delle evidenze più rilevanti dal punto di vista delle fratture cosismiche che sono affiorate in superfice a seguito del forte terremoto del 30 ottobre che ha colpito l’Italia centrale, tra le regioni di Umbria e Marche con epicentro poco a nord della cittadina di Norcia ‘’ Gli effetti sono imponenti. Abbiamo individuato una rottura cosismica lungo una fascia larga circa 2 – 3 chilometri che va dal monte Vettore, al monte Porche e al monte Bove che si è generata con l’evento più forte, quello di magnitudo 6.5 del 30 ottobre. E abbiamo individuato effetti delle faglie che hanno provocato dislivelli del terreno dai 20-30 centimetri fino a un massimo di 2 metri. La rottura è netta e quasi continua. Proviene dalla profondità di 8 – 10 chilometri che corrisponde con gli ipocentri. Segno evidente della grande quantità di energia che hanno sviluppato queste faglie

‘’La faglia. O meglio, le faglie di tutta questa area, si sono attivate. Ed hanno sprigionato la loro energia, accumulata negli anni. Anzi, nei secoli. Hanno provocato rotture del terreno, come se fossero uscite allo scoperto, con gli effetti – sempre per semplificare – di uno spostamento dell’Appennino sia verso est (nei territori dei versanti adriatici) che verso ovest (nei territori dei versanti tirrenici). Gli scienziati lo conoscono come “l’estensione dell’Appennino” e lo stimano in circa 2-4 millimetri all’anno’’.

‘’ Sapere che in una zona c’è il rischio di una deformazione superficiale permanente o consistente è d’aiuto, per esempio, per progettare le infrastrutture, per adeguarle, per farle resistere il più possibile in occasione di un forte terremoto. E utilizzarle anche durante un evento sismico. Una strada, una ferrovia, un viadotto, una linea di alimentazione elettrica, un gasdotto, possono essere progettati al meglio garantendone il funzionamento anche durante i momenti di prima emergenza. Quelli fondamentali per prestare i primi soccorsi”.

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