Maria Branyas Morera ha vissuto fino a 117 anni: i segreti della sua longevità, ecco cos'è stato scoperto

Prima di morire nel 2023 a 117 anni, Maria Branyas Morera era la donna che deteneva il record di persona vivente più anziana del mondo. Ecco quali sono i segreti della sua longevità.

Maria Branyas Morera. Fonte foto: commons.wikimedia.org
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Maria Branyas Morera e il suo record

Prima di morire nel 2023 all'età di 117 anni, Maria Branyas Morera era la donna che deteneva il record di persona vivente più anziana del mondo. Uno studio pubblicato su “Cell Reports Medicine" – come si legge su “Fanpage.it" – ha provato ad identificare i fattori che le hanno consentito di mantenere uno stato di salute eccezionale anche in età molto avanzata ed è riuscito a individuare delle caratteristiche capaci di spiegare la resistenza da parte della donna alle malattie.

Cosa è stato scoperto?

I ricercatori – come riportato da “Fanpage.it" – hanno scoperto delle specifiche varianti genetiche che proteggevano Maria Branyas Morera da comuni patologie legate all'avanzare dell'età come ad esempio malattie di natura cardiaca o tumori. Inoltre, è stato scoperto che la flora intestinale della donna era simile a quella di una persona molto giovane. Entrando nello specifico, un particolare batterio beneficio dal nome “Bifidobacterium" – la cui presenza generalmente diminuisce negli anziani – era presente in qualità elevate e questo rappresenta un fattore molto importante in quanto si tratta di un batterio essenziale per la salute intestinale.

Gli altri segreti

Oltre alla genetica e alla flora intestinale, lo studio pubblicato su “Cell Reports Medicine" ha evidenziato anche che la donna aveva un epigenoma più giovane rispetto alla sua età anagrafica. In altre parole, dunque, la sua età biologica risultava essere inferiore di decenni rispetto a quella reale. Tutto ciò, dunque, ha suggerito che Maria Branyas Morera sia invecchiata meno velocemente rispetto a ciò che sarebbe dovuto accadere e questo è avvenuto nonostante la donna presentasse dei normali segnali di invecchiamento come i telomeri accorciati (le estremità dei cromosomi) e una popolazione anziana di un determinato tipo di globuli bianchi (i linfociti B).


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La conclusione degli studiosi

Gli studiosi, dunque – come si legge su “Fanpage.it" – hanno concluso che tutti i risultati raggiunti evidenziano come invecchiamento e malattia possano, in determinate condizioni, disaccoppiarsi, andando a sfidare la percezione comune che siano indissolubilmente legati tra loro.

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Nunzio Corrasco

Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.