Alzheimer, il professor Massimo Filippi spiega quali sono i primi sintomi che non vanno ignorati
di Marco Reda
Morbo di Alzheimer: cos’è, quanto è pericoloso e perché riconoscerlo in tempo può fare la differenza
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Il professor Massimo Filippi (Ospedale “San Raffaele" di Milano) ha illustrato i primi sintomi di morbo di Alzheimer e perché non vanno sottovautati
Il morbo di Alzheimer rappresenta la forma più comune di demenza, una malattia neurodegenerativa progressiva che compromette le capacità cognitive, l'autonomia personale e la qualità della vita del paziente. La sua pericolosità sta nel fatto che distrugge lentamente le connessioni tra i neuroni, portando alla morte cellulare e a una marcata atrofia cerebrale. Questo processo compromette funzioni fondamentali come la memoria, la capacità di ragionamento, il linguaggio e, nelle fasi più avanzate, anche il movimento e la deglutizione. Secondo il Professor Massimo Filippi, Direttore di Neurologia e del Centro per la Malattia di Alzheimer presso l’IRCCS Ospedale “San Raffaele" di Milano, è fondamentale non ignorare i segnali iniziali della malattia. Lo ha spiegato in un approfondimento pubblicato su Hsr.it.
I primi segnali da non sottovalutare
Uno dei primi sintomi dell’Alzheimer è la perdita di memoria, soprattutto quella a breve termine. Il paziente può iniziare a dimenticare appuntamenti, nomi o conversazioni recenti, pur ricordando eventi più lontani. A questa difficoltà si aggiungono problemi nella comunicazione verbale, come il non trovare le parole giuste o interrompersi durante una frase. Anche attività quotidiane un tempo semplici, come guidare verso un luogo familiare o usare elettrodomestici abituali, possono diventare complicate. Il professor Filippi sottolinea l'importanza di prestare attenzione anche alla confusione temporo-spaziale, ovvero non riconoscere luoghi noti o perdere la cognizione del tempo.
Altri sintomi cognitivi ed emotivi
Con il progredire della patologia, inoltre, si manifestano alterazioni nel comportamento e nell’umore: la persona può diventare più ansiosa, sospettosa, depressa o facilmente irritabile. Cambiamenti nel carattere e nel giudizio sociale sono comuni, così come un crescente isolamento. Alcuni soggetti iniziano ad avere difficoltà nel gestire denaro, organizzare la giornata o pianificare attività semplici. Secondo Filippi una valutazione neurologica in un centro specializzato è essenziale sin dai primi segnali, anche se minimi.
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Cause, fattori di rischio e nuove prospettive terapeutiche
Le cause dell’Alzheimer sono multifattoriali: genetica, ambiente e stile di vita si combinano in modo complesso. L'età avanzata è il principale fattore di rischio ma contano anche la sedentarietà, la dieta poco equilibrata, il fumo, l'isolamento sociale e patologie come ipertensione e diabete. Anche la genetica gioca un ruolo, in particolare il gene APOE, mentre mutazioni rare nei geni PSEN1, PSEN2 e APP garantiscono quasi con certezza lo sviluppo della malattia. Attualmente non esiste una cura definitiva, ma esistono trattamenti sintomatici e nuovi farmaci “disease-modifying" in sperimentazione.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.
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