Influenza, la variante K si sta diffondendo rapidamente: ecco quali sono i sintomi e le possibili complicazioni
di Marco Reda
Influenza stagionale 2025: perché la diffusione della variante K preoccupa a livello internazionale
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L'influenza 2025/26 inizia a prendere piede: ecco i sintomi della variante K
Nelle ultime settimane l'influenza sta iniziando a circolare con insistenza in Italia e i dati suggeriscono che tenderà a crescere ulteriormente man mano che ci si avvicina al periodo invernale. A preoccupare virologi e medici è soprattutto la diffusione della cosiddetta variante K, un sottoclade del virus A H3N2 che si sta dimostrando particolarmente veloce nel contagio. Nazioni come Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Giappone stanno già registrando un aumento significativo dei casi, con il Paese nipponico che ha addirittura dichiarato un'epidemia nazionale in largo anticipo rispetto al solito. La variante K circola ora in maniera estesa anche negli Stati Uniti, dove è già responsabile di oltre metà dei contagi influenzali segnalati a novembre. Ecco quali sono i sintomi di questa infezione, come riportato da Repubblica.it.
Sintomi principali
La variante K rientra nel gruppo dei virus H3N2, storicamente associati a forme influenzali più intense rispetto ai ceppi H1N1. I sintomi più frequenti includono febbre elevata, stanchezza marcata e dolori muscolari diffusi, spesso accompagnati da brividi, mal di gola e congestione nasale. Molti pazienti segnalano anche naso che cola, malessere generale e una sensazione di spossatezza più accentuata rispetto alle influenze recenti. Nei bambini, in particolare, possono comparire anche disturbi gastrointestinali come vomito e diarrea, che in alcuni casi portano alla necessità di valutazione medica
Possibili complicazioni
Se trascurata o affrontata in modo non adeguato, l'infezione causata dal sottoclade K può sfociare in complicazioni anche serie. Tra le più comuni rientrano otiti e sinusiti batteriche, che possono comparire come sovrainfezioni secondarie. Nei soggetti più fragili, come anziani, bambini piccoli, donne in gravidanza o persone con patologie croniche preesistenti, il rischio principale è la progressione verso bronchite o polmonite, condizioni che richiedono cure tempestive. Negli Stati Uniti, dove la variante K è già molto diffusa, i ricoveri legati all'influenza hanno raggiunto il livello più alto dal 2010, segnalando la potenziale severità del quadro clinico. Nei casi più gravi, specialmente in assenza di trattamento o nei pazienti vulnerabili, l'infezione può addirittura aumentare il rischio di morte.
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Vaccino, immunità residuale e ruolo degli antivirali
L'attenzione degli esperti è rivolta soprattutto alla scarsa immunità residua nella popolazione: poiché i virus H3N2 hanno circolato poco negli ultimi anni, molte persone potrebbero non avere una protezione sufficiente derivante dalle esposizioni passate. Inoltre, la variante K presenta mutazioni che la rendono in parte diversa rispetto al ceppo incluso nel vaccino stagionale, pur non annullandone l'efficacia. I dati provenienti dal Regno Unito indicano infatti che la vaccinazione continua a proteggere in modo significativo dai ricoveri e dai decessi, motivo per cui gli infettivologi invitano a vaccinarsi senza indugio, soprattutto se fragili. A completare le strategie di difesa ci sono gli antivirali, farmaci che mantengono efficacia anche contro il sottoclade K e che, se assunti precocemente, possono ridurre intensità dei sintomi e rischio di complicazioni. Sono indicati sia come terapia sia come profilassi nei soggetti a rischio esposti al contagio.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.
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