Un segnale che si nasconde nelle profondità del cervello sarebbe in grado di tracciare i sintomi del Parkinson

Ecco cosa si è scoperto confrontando le attività delle onde cerebrali e i sintomi dei singoli pazienti

Morbo di Parkinson - Foto Parkinsonitalia.it
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I risultati di questo studio potrebbero aprire le porte e nuove terapie di stimolazione

Una recente ricerca sul Parkinson ha svelato l'esistenza di un sintomo premonitore che potrebbe consentire una diagnosi precoce e quindi un miglior approccio terapeutico, per rallentarne la progressione. I risultati di questo studio pubblicato sulla rivista eBiomedicine, potrebbero anche consentire di mettere a punto specifiche forme di terapia di stimolazione.

Come è stato condotto lo studio

Coordinati dal Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences in Germania, un equipe di esperti internazionali ha combinato cinque serie di dati elettrofisiologici prelevati dalle profondità del cervello di 119 pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Sono stati effettuati dei confronti tra le attività delle onde cerebrali e i sintomi dei singoli pazienti. Attraverso questo procedimento, sono stati individuati dei modelli che possono essere associati in maniera attendibile all'impatto della malattia sul movimento.

Le attuali conoscenze

Oggi sappiamo che il tremore caratteristico di questa malattia deriva da un'alterazione del funzionamento di una parte del cervello, i gangli della base, che impediscono alle persone di poter effettuare dei movimenti precisi e costanti del proprio corpo. Altri studi effettuati in passato avevano già identificato una serie di onde beta cerebrali associati a questa condizione rilevati attraverso elettrodi impiantati nella profondità del cervello. Avvalendosi di questi dati e confrontando le differenze in attività simili tra gangli della base colpiti dalla malattia, i ricercatori hanno potuto rilevare quelle armonie nascoste proprio all'interno del nostro cervello.


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Conclusione

L'identificazione di questi ritmi è fondamentale per sperimentare nuovi trattamenti che utilizzino la stimolazione cerebrale profonda. In questo modo si potrà consentire alle persone malate di poter controllare meglio i propri movimenti, rispondendo dinamicamente ai ritmi mutevoli delle onde beta. Una prospettiva che consentirà alle centinaia di migliaia di persone malate di poter avere una vita più dignitosa.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.