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Giovedì 8 Maggio
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Everest, la Revol è tornata ed è in vetta. Richards rinuncia al primo tentativo, anche Hong rimanda sul Lhotse Sud

Elisabeth Revol in cima all'Everest: è la nona donna a riuscirci

Everest, la Revol è tornata ed è in vetta. Richards rinuncia al primo tentativo, anche Hong rimanda sul Lhotse Sud
Revol in cima all'Everest - Foto Instagram Valandre

Elisabeth Revol in vetta all’Everest

Elisabeth Revol è tornata sull’Everest. A comunicarlo è Valandre, il suo sponsor, con un annuncio sui social: “A woman out of ordinary. Elisabeth Revol Summited Everest Non-Ox 23.05 at 0940h – the next objective should be Lhotse. Good luck Eli.

Elisabeth Revol, l’impresa incredibile e lontana dai riflettori

Incredibile e di nascosto da tutto la francese Elisabeth Revol, dopo un’ anno e mezzo dalla tragica avventura sul Nanga Parbat è riuscita a tornare in alta montagna nonostante le amputazioni ed è stata in vetta all’Everest senza ossigeno. Solo i cileno Mohr da che ci risulta è arrivato in vetta senza l’ausilio di O2. Ora tenterà il Lhotse sempre senza ossigeno, in un progetto che ha dovuto abortire nel 2017, causa maltempo e dove poi è andata sul Makalu.

9 donne hanno scalato l’Everest

Sono 9 in totale le donne che sono salite sull’Everest senza ossigeno. Elisabeth è la prima francese. Ecco le altre 8: si tratta di Lydia Bradey (NZ, 1988), Alison Hargreaves (Regno Unito, 1995, mamma di Tom Ballard), Francy Arsentiev (USA, 1998, morì in fase di discesa), La Ju (Cina, 2004), Nives Meroi (Italia, 2007), Gerlinde Kaltenbrunne (Austria, 2010), Carla Pérez (Ecuador, 2016) e Melissa Arnot (USA, 2016).

Cory Richards e Topo Mena tornano indietro dalla nuova via sull’Everest

Ecco il Comunicato di Richards:: “1 ° tentativo con Esteban Topo Mena e ho passato 40 ore sul muro con un bivacco aperto a 7300 m (circa 24.000 ft). Le condizioni che abbiamo incontrato insieme alle tattiche scelte, combinate allo sforzo, ci hanno costretti a tornare indietro a circa 7.600 m. Il downclimbing ha impiegato in sicurezza altre 7 ore dal nostro punto più alto. Tornando alla ABC (campo base avanzato) e rivalutando il nostro approccio, stiamo esaminando i primi giorni di giugno per una potenziale seconda finestra e un tentativo. È un fallimento? Nel senso più stretto del termine, assolutamente. Ma è un mattone? Di sicuro. Ho sempre sostenuto che questo è veramente un viaggio contro uno sport al vertice. Ma per comprendere veramente l’intero processo, devi arrivare in cima. Dita incrociate che succede in questa stagione”.

Ecco il messaggio di Topo Mena:

“Ripercorrere i passi su un percorso così grande è doloroso, non solo fisicamente ma anche a livello emotivo, sapendo tutto quello che c’è dietro ogni metro che hai scalato.
Ieri con Cory Richards abbiamo deciso di abbandonare il nostro primo vero tentativo di #theLine sognato; quello che è successo? Una finestra meteorologica serrata e condizioni marginali che ci hanno semplicemente buttati alle stelle! Bene, comunque abbiamo avuto un primo successo che ci portò a 7600m e, soprattutto, abbiamo imparato molto sulla natura di questa bestia con cui abbiamo a che fare. Inutile dire che anche questa volta le cose non sono andate come volevamo, sono le montagne giuste? Tutto ciò che possiamo fare ora è di essere grati perché la montagna lascia che lasciamo le sue basi, aggiustiamo ciò che è nelle nostre mani per essere aggiustati e confidiamo che tutto ciò che non è nel nostro controllo giocherà un ruolo più favorevole al prossimo andare. Oggi dobbiamo solo recuperare i nostri corpi e iniziare a pianificare la prossima mossa…”.

Hong Expedition – Lhotse Sud

Uta Ibrahimi la scalatrice Kosovara che fa parte della squadra di Hong dichiara per lei conclusa la spedizione. Non tutti si sono arresi però due tenteranno di nuovo. Non sappiamo chi i più accreditati sicuramente Hong, il colombiano Morant e lo spagnolo Egocheaga. “Non c’è nulla di più importante dell’essere vivi! Sembra che io non abbia capito questo semplice fatto, finché non ho affrontato la morte. Ho fatto parte della Lhotse South Face Expedition per quasi 2 mesi, ed è qualcosa che ricorderò finché vivo. Lhotse South è considerata la via più difficile al mondo. Saliamo a 7.700 m, e ho ancora difficoltà a capire l’immensa difficoltà di farlo. Per 20 anni, questa via ha fatto ammalare gli scalatori, li ha congelati e ne ha uccisi molti. Nel nostro team, fortunatamente siamo tutti al sicuro e giù (ha specificato che due persone proveranno un nuovo attacco). Nella mia prima spinta in vetta, non siamo più in grado di salire perché le attrezzature di fissaggio sono scese da quasi 8000 metri. Non potevano salire! Il clima nella spinta della vetta è stato orribile: forti venti e neve (più di 50 cm di neve in due giorni).Sfortunatamente, ammetto che scalare “The South Face of Lhotse” in questo momento è semplicemente impossibile. Non solo per via del percorso difficile, ma perché Madre Natura e Lhotse Sud non hanno aperto la porta per noi. Questa volta. Mi sentivo triste, ho pianto, ma ho rispettato la montagna e ho accettato di scendere e di essere vivo. In questa spedizione, ho imparato cose nuove, arrampicato più che mai attraverso le alte pareti di ghiaccio e roccia sulla faccia esposta della montagna, senza dormire molte notti, trascorso molte ore in alta quota e molti giorni pensando e pianificando. Non avevo mai avuto così tanta pressione sulla mia mente prima, ma mai prima d’ora mi ero sentito così solo … e potrei andare avanti all’infinito. Ma lo farei ancora e ancora. Caro sud del Lhotse, per ora questo è tutto! Forse tornerò di nuovo. Ti amo ancora e ti rispetto. Grazie a tutti quelli che mi hanno supportato e che provo per molti altri a cui importava tanto per me. Sono felice di essere viva”.

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.

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