
Ecco cos’è lo straordinario segnale radio intercettato poco fa dagli astronomi
Nel cuore della costellazione dell’Orsa Maggiore è stato individuato un segnale radio di potenza mai registrata prima; a captarlo è stato il radiotelescopio canadese CHIME, come riportato da FanPage.it, che recentemente ha completato un aggiornamento tecnologico con nuove stazioni di rilevamento sparse in Nord America. Il fenomeno ha destato enorme interesse poiché mai prima d’ora un segnale tanto intenso era stato registrato. L’origine è stata individuata nella galassia a spirale NGC4141, distante circa 130 milioni di anni luce dalla Terra, in una zona caratterizzata da un’intensa formazione stellare. Ecco di cosa si tratta.
La collaborazione scientifica internazionale
Il risultato è frutto del lavoro di un vasto gruppo di ricercatori coordinati dall’Università McGill di Montreal (Canada) e supportati da istituti di primo piano come il MIT, la Northwestern University e l’Università di Toronto. Inizialmente il segnale era talmente forte che gli strumenti lo avevano catalogato come possibile interferenza terrestre, magari causata da dispositivi elettronici o aerei in volo; tuttavia, dopo accurate verifiche, è stato confermato che la sorgente era realmente cosmica.
Cosa sono i lampi radio veloci
Il segnale individuato, ribattezzato RBFLOAT e formalmente catalogato come FRB 20250316A, appartiene alla categoria dei Fast Radio Burst (FRB), in italiano lampi radio veloci. Si tratta di brevissime ma potentissime emissioni di onde radio che durano pochi millisecondi e sprigionano un’energia pari a quella emessa dal Sole in un intero anno. La loro origine rimane un enigma: tra le ipotesi più accreditate vi sono le magnetar, stelle di neutroni con campi magnetici estremi, oppure eventi catastrofici come fusioni tra corpi celesti. A oggi ne sono stati registrati circa 4.000, quasi tutti esterni alla nostra galassia, ma nessuno aveva mai raggiunto l’intensità di quello osservato nell’Orsa Maggiore.
Un futuro di nuove scoperte
Il rilevamento di RBFLOAT rappresenta un punto di svolta nello studio degli FRB. La sua vicinanza, oltre che la grande luminosità, ha consentito un’analisi approfondita che potrà aprire la strada a ulteriori scoperte nei prossimi mesi.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.