La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Inps, cassando la sentenza di appello e rinviando nuovamente alla Corte di Catanzaro
Una recente sentenza della Cassazione ha consentito all‘INPS di poter ottenere una vittoria molto pesante sul fronte della “Reversibilità”. Gli ermellini si sono trovati a decidere sul caso di una donna che ha presentato nel 2009 la domanda per la pensione del padre morto nel ’90 con vent’anni di ritardo. A conclusione di tutto l’iter processuale, la Suprema Corte ha deciso di fissare un principio che potrebbe stravolgere del tutto le regole per quanto riguarda l’attribuzione ai superstiti della pensione di reversibilità.
Cosa è stato deciso
In virtù di questa sentenza l’INPS adesso potrà eccepire la prescrizione senza la necessità di dover specificare i termini. Al giudice rimarrà soltanto il compito di calcolare i ratei spettanti al richiedente. Nel caso in questione la Cassazione ha ribaltato la decisione della Corte di Appello di Catanzaro che in primo grado aveva riconosciuto il diritto della richiedente, ritenendo dimostrati i requisiti di inabilità e di vivenza a carico della famiglia. I giudici in quell’occasione avevano respinto l’eccezione di prescrizione richiesta dall’INPS, poiché era stata ritenuta generica in assenza di un’indicazione specifica del giorno in cui i termini sarebbero dovuti decorrere.
Le eccezioni presentate dall’Inps
La sentenza di primo grado era stata confermata anche in appello, ma l’INPS ha ritenuto di non doversi arrendere e di ricorrere alla Cassazione per ottenere ragione. A sostegno della propria tesi l’ente di previdenza ha eccepito la violazione degli articoli 2935 del codice civile e 112 del codice del codice di procedura civile in materia di prescrizione e di omessa pronuncia sulla decorrenza degli accessori di legge. Nel proprio verdetto la Cassazione, oltre a dare pienamente ragione alle eccezioni proposte dall’INPS, ha deciso di cassare la sentenza di appello rinviando nuovamente alla Corte di Catanzaro la decisione, chiarendo inoltre che l’assenza di indicazione della data dalla quale i termini iniziano a decorrere, non rende generica l’eccezione di prescrizione. Pertanto l’ente di previdenza non dovrà più specificare il giorno da cui far decorrere i termini. ma sarà sufficiente che eccepisca l’intervenuta prescrizione.
Gli effetti della sentenza
In virtù di questa sentenza, rimanendo ferma la prescrizione della reversibilità a 10 anni, l’INPS potrà eccepire la prescrizione senza la necessità di dover calcolare termini e scadenze. Da ciò deriva che sarà a carico dei cittadini l’onere di dover presentare richiesta all’INPS documentando in modo puntuale e preciso l’esistenza di atti interruttivi della prescrizione. Una decisione, quella degli ermellini, che renderà molto più tortuosa la strada che il contribuente dovrà percorrere per reclamare prestazioni a distanza di molti anni.
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