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Assegno ordinario di invalidità, almeno 603 euro al mese per tutti: ecco cosa cambia

Assegno di invalidità: arriva l’integrazione al minimo anche per i contributivi puri, cambia tutto nel 2025

Assegno ordinario di invalidità, almeno 603 euro al mese per tutti: ecco cosa cambia
Inps (Foto Ansa)

L’assegno di invalidità: a chi spetta e come funziona, e cosa sta per cambiare

L’assegno ordinario di invalidità è una prestazione previdenziale destinata a lavoratori dipendenti, autonomi o iscritti alla gestione separata che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa a causa di patologie fisiche o mentali. L’importo viene determinato in base ai contributi effettivamente versati e può essere cumulato con un’attività lavorativa, anche se in alcuni casi ridotto. La durata iniziale è di tre anni, con possibilità di rinnovo fino a diventare definitiva. Tuttavia, fino ad oggi, non tutti i titolari dell’assegno potevano accedere all’integrazione al minimo. Ma qualcosa cambierà molto presto: secondo quanto riportato da QuiFinanza.it, una recente sentenza della Corte Costituzionale ha aperto a nuovi diritti per molti beneficiari.

La grande novità del 2025

Con la sentenza n. 94/2025, la Corte Costituzionale ha stabilito che anche chi ha versato contributi solo dopo il 1° gennaio 1996, quindi soggetti al regime contributivo puro, ha diritto all’integrazione al trattamento minimo. Fino ad oggi questa integrazione era riservata a chi aveva almeno una parte dei contributi versati in regime retributivo o misto. La Consulta ha ritenuto incostituzionale questa distinzione, considerando che il bisogno economico alla base dell’assegno non dipende dal sistema contributivo. A partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale, tutti gli assegni di invalidità inferiori alla soglia minima dovranno essere portati almeno a 603,40 euro al mese, valore fissato per il 2025.

La svolta giuridica

La decisione della Consulta arriva trent’anni dopo l’introduzione della riforma Dini, che con l’articolo 1, comma 16 della legge 335/1995 aveva escluso dal diritto all’integrazione i pensionati contributivi. La Corte ha accolto i dubbi sollevati dalla Cassazione, sottolineando che l’assegno di invalidità non è una semplice prestazione pensionistica ma uno strumento di sostegno economico per chi si trova in condizioni di bisogno (certamente non volute) ben prima dell’età pensionabile. L’integrazione è finanziata con risorse della fiscalità generale, quindi non incide negativamente sull’equilibrio del sistema previdenziale.

Requisiti necessari per l’assegno

Per ottenere l’assegno ordinario d’invalidità è necessario soddisfare due requisiti principali. Il primo è di tipo sanitario: bisogna dimostrare, tramite accertamento medico-legale dell’Inps, una riduzione permanente della capacità lavorativa pari ad almeno due terzi. Il secondo è di natura contributiva: servono almeno cinque anni di contributi, di cui tre maturati negli ultimi cinque anni precedenti alla domanda. L’assegno ha una durata iniziale di tre anni, rinnovabile per altri due trienni consecutivi, dopo i quali può diventare definitivo. Al raggiungimento dell’età pensionabile si trasforma in pensione di vecchiaia, se si possiedono i requisiti richiesti.

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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.

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