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Buoni pasto, come cambiano da settembre: ecco tutte le novità

Riforma buoni pasto 2025: cosa cambia da settembre per esercenti, aziende e lavoratori dipendenti

Buoni pasto, come cambiano da settembre: ecco tutte le novità
Buoni pasto (Foto ANSA)

Dal 1° settembre cambiano le regole: ecco cosa sapere sui buoni pasto in Italia

I buoni pasto sono una forma di retribuzione alternativa sempre più diffusa in Italia, utilizzata dalle aziende per offrire un benefit esentasse ai propri dipendenti: essi possono essere spesi in ristoranti, bar, supermercati e altri esercizi convenzionati, contribuendo a coprire il costo dei pasti durante la giornata lavorativa. Tuttavia, a partire dal 1° settembre 2025, questo strumento subirà una significativa trasformazione normativa: è in arrivo, infatti, una riforma che interviene sulle commissioni applicate alle transazioni con i ticket. Come riportato da Fanpage.it, le novità avranno effetti rilevanti sull’intero comparto. Ecco cosa cambierà nel dettaglio.

La novità sui buoni pasto

Il cambiamento principale introdotto dalla riforma riguarda il limite alle commissioni che le società emettitrici dei buoni pasto possono trattenere dagli esercenti. Finora queste commissioni potevano raggiungere anche il 20% del valore del buono, riducendo sensibilmente il guadagno di ristoratori e negozi. Con la nuova norma il tetto massimo sarà fissato al 5% e si applicherà a tutti i buoni emessi a partire dal 2024, con piena operatività da settembre 2025. Ciò significa che, per ogni 10 euro spesi in buoni pasto, le società emettitrici potranno trattenere al massimo 50 centesimi. La misura è stata accolta con favore dagli esercizi commerciali, che vedranno aumentare il margine netto per ogni transazione. Tuttavia, le aziende che emettono i ticket hanno contestato la riforma, lamentando la necessità di rivedere decine di migliaia di convenzioni con i partner.

Più vantaggi per negozianti e lavoratori

Se da un lato le società emettitrici dovranno rinunciare a una fetta dei loro introiti, dall’altro lato ristoranti, supermercati e bar potranno beneficiare direttamente della riforma. Riducendo le commissioni, infatti, i guadagni netti per gli esercenti aumenteranno, il che potrebbe incentivare molti di loro ad accettare finalmente i buoni pasto. Secondo Confesercenti resta la preoccupazione che le aziende emettitrici possano reagire dilatando i tempi di rimborso. Sul fronte dei lavoratori, invece, non ci saranno cambiamenti immediati nella modalità d’uso dei ticket ma l’aumento degli esercenti aderenti potrebbe migliorare la fruibilità del servizio. Inoltre è in corso un dibattito sul possibile aumento del valore esentasse del buono da 8 a 10 euro che, se approvato, porterebbe benefici diretti ai dipendenti.

Chi riceve i buoni pasto e come ottenerli

I buoni pasto spettano principalmente ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, anche in regime part-time, purché sia prevista una pausa pranzo nella loro giornata lavorativa. Non sono obbligatori per legge ma rappresentano una forma di welfare aziendale sempre più utilizzata, perché vantaggiosa sia per i lavoratori sia per le imprese grazie all’esenzione fiscale. Attualmente i buoni elettronici non concorrono al reddito fino a un massimo di 8 euro al giorno (4 euro per quelli cartacei). Per ottenerli il dipendente non deve fare richiesta diretta: è l’azienda che decide se erogarli, stipulando un contratto con una società emettitrice. L’importo varia in base alla politica aziendale.

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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.

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