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Eruzione Etna, il vulcanologo Mario Mattia spiega cosa sta succedendo: “C’è stato…”

Etna in eruzione, cosa è successo nel cratere di Sud Est e cosa può ancora accadere secondo gli esperti

Eruzione Etna, il vulcanologo Mario Mattia spiega cosa sta succedendo: “C’è stato…”
Eruzione dell'Etna vista da San Giovanni La Punta (Catania), 2 giugno 2025. ANSA / DOMENICO MAUGERI (npk)

L’Etna torna in attività con fontane di lava e un crollo nel cratere Sud Est: ecco lo scenario descritto dal vulcanologo Mario Mattia

L’Etna ha ripreso la sua attività esplosiva trasformandosi in uno spettacolo visivo di fontane di lava e colonne di cenere. Nelle ultime ore si è verificato un crollo in una porzione del cratere di Sud Est, evento che ha subito attirato l’attenzione degli esperti. Il fenomeno, seppur spettacolare, non è inedito per il vulcano siciliano. A fare chiarezza a Repubblica.it sulla dinamica e sui rischi connessi è stato Mario Mattia, primo tecnologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania, che ha spiegato in dettaglio cosa è accaduto.

Un crollo fisiologico ma spettacolare

Secondo il vulcanologo Mario Mattia, il crollo del fianco settentrionale del cratere Sud Est è un episodio che rientra nei comportamenti normali del vulcano. Fenomeni simili si sono già verificati in passato e sono da considerare parte del processo di crescita e modifica della struttura vulcanica. Il crollo ha generato un flusso piroclastico, ovvero materiale caldo e cenere che si è rapidamente propagato lungo la Valle del Leone. Questa zona, spiega Mattia, è impervia e lontana dai percorsi turistici, quindi il rischio per la popolazione è stato limitato.

Pressioni interne e instabilità

Mattia ha evidenziato che l’attività stromboliana recente ha contribuito ad accrescere il cono e ad aumentarne l’inclinazione. Quando viene superato l’angolo di attrito naturale, il crollo diventa inevitabile. L’instabilità della struttura, combinata con la pressione del magma in risalita e l’incremento termico, rappresenta una combinazione tipica nei vulcani attivi. Questi episodi, spiega l’esperto, sono improvvisi e potenzialmente pericolosi, ma anche fisiologici e persino auspicabili se paragonati al rischio di un collasso di dimensioni maggiori.

L’evoluzione della situazione e il monitoraggio costante

Al momento, l’Ingv non è in grado di fare previsioni precise sull’evoluzione dell’attività eruttiva, ma l’attenzione resta alta. Il cratere Sud Est è cresciuto notevolmente negli ultimi vent’anni e mostra segni evidenti di instabilità. La possibilità di nuovi crolli non è da escludere, ma rientra nei parametri di una normale attività vulcanica. Il monitoraggio costante resta fondamentale per prevenire rischi e valutare ogni cambiamento del vulcano più attivo d’Europa.

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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.

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