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Pensione di reversibilità, a chi spetta e a quanto ammonta

Come funziona la pensione di reversibilità, a chi spetta e quali sono gli importi previsti nel 2025

Pensione di reversibilità, a chi spetta e a quanto ammonta
Foto Wikimedia

La pensione di reversibilità è un sostegno economico per i familiari superstiti: ecco come funziona in tutti i suoi aspetti

Quando viene a mancare un pensionato o un lavoratore assicurato, i familiari a suo carico possono contare su una forma di tutela economica: la pensione di reversibilità. Questo trattamento previdenziale, come spiegato dall’INPS sul suo sto ufficiale, garantisce una continuità di reddito a chi, dal punto di vista economico, dipendeva dal defunto. Ecco, nel dettaglio, chi ha diritto a riceverla e come viene determinato l’importo spettante.

A chi spetta la pensione di reversibilità

Il diritto alla pensione di reversibilità non è esteso a tutti i familiari del defunto, bensì solo a quelli che risultavano essere a carico economicamente. Il coniuge superstite è il primo beneficiario, anche se separato o divorziato, a condizione che in quest’ultimo caso percepisca l’assegno divorzile. Seguono i figli minorenni o studenti, purché non lavorino, fino a 21 anni (se frequentano scuole superiori) o fino a 26 anni (se iscritti all’università). I figli inabili, indipendentemente dall’età, mantengono il diritto a ricevere la pensione. Se non ci sono figli, la pensione può spettare ai nipoti conviventi e a carico, oppure, in assenza di coniuge e figli, ai genitori del defunto con almeno 65 anni e senza altro reddito. Anche fratelli e sorelle inabili e a carico rientrano tra i possibili beneficiari, sempre che non ci siano eredi più prossimi.

A quanto ammonta la pensione di reversibilità

L’importo della pensione di reversibilità varia in base alla composizione del nucleo familiare superstite. Il coniuge senza figli riceve il 60% della pensione percepita dal defunto. Se c’è anche un figlio, inoltre, la percentuale sale all’80% mentre in presenza di due o più figli si arriva al 100%. Per i figli orfani il calcolo è simile: 70% per un solo figlio, 100% per due o più figli. In assenza di coniuge e figli ai genitori spetta il 15% (per uno) o il 30% (per entrambi). Fratelli e sorelle ricevono dal 15% al 100%, in base al loro numero. Da ricordare che le percentuali dei beneficiari si cumulano ma non possono mai superare il 100% della pensione originaria. Inoltre il diritto può subire riduzioni in base al reddito personale dei superstiti, con decurtazioni progressive per chi supera determinati limiti di reddito stabiliti dall’INPS.

Altri aspetti da conoscere sulla reversibilità

Oltre alle regole sugli importi e sui beneficiari, ci sono altri elementi fondamentali da considerare. Ad esempio il fatto che il diritto alla reversibilità cessa per il coniuge in caso di nuovo matrimonio, anche se in questo caso spetta un’indennità una tantum pari a due annualità dell’importo spettante. Per i figli, nipoti o fratelli e sorelle, inoltre, il diritto si perde al raggiungimento della maggiore età o al conseguimento dell’autosufficienza economica. È importante sapere anche che la pensione di reversibilità può essere cumulata con la pensione di vecchiaia (se il superstite ne ha diritto). In caso di concorso tra coniuge ed ex coniuge divorziato, invece, sarà il Tribunale a stabilire la divisione della pensione, tenendo conto della durata dei matrimoni e della situazione economica delle parti. Infine, se il defunto non aveva maturato i requisiti per la pensione i superstiti possono accedere a un’indennità una tantum calcolata in base agli anni di contribuzione.

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Marco Reda

Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.

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