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Pensioni e rivalutazione, rimborsi in arrivo per i mancati aumenti? Ecco cosa potrebbe decidere la Consulta

L'applicazione della sperequazione sull'intera pensione sarà oggetto di una valutazione di legittimità da parte della Consulta

Pensioni e rivalutazione, rimborsi in arrivo per i mancati aumenti? Ecco cosa potrebbe decidere la Consulta
Pensioni (Foto Pixabay)

La Consulta sarà ancora interessata a decidere su un ricorso sulla presunta incostituzionalità della rivalutazione delle pensioni 2022 e 2023

Torna in auge la questione della sperequazione delle rivalutazioni delle pensioni, dopo la decisione di un dipendente pubblico di ricorrere contro la scelta del governo di applicare una progressività in relazione al tasso di inflazione e di adeguamento delle pensioni al costo della vita. La Consulta, quindi, sarà nuovamente chiamata a decidere sulla costituzionalità del provvedimento del governo in carica, che di fatto ha comportato dei tagli rilevanti sulla rivalutazione delle pensioni più alte.

Il fatto

La decisione del governo è stata orientata a chiedere dei sacrifici ai titolari di pensione con trattamenti che superano i 2.400 euro mensili. In precedenza, la Consulta era stata già investita dalla stessa questione giudicando costituzionale tale indirizzo. A gennaio il governo aveva ritenuto di applicare la progressività, applicando il 100% di rivalutazione rispetto al tasso di inflazione solo a quei trattamenti pensionistici fino a quattro volte il minimo previsto. La rivalutazione era stata riconosciuta al 90% per quei trattamenti che vanno dai 4 ai 5 volte il minimo e al 75% per chi supera cinque volte il minimo.

La sperequazione contestata

Alla luce di questa decisione solo le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo hanno avuto la possibilità di recuperare il potere d’acquisto e si sono viste applicate un incremento dello 0,8%, vale a dire l’intero tasso di inflazione registrato nel 2024. Indubbiamente i sacrifici richiesti a chi percepisce pensione più elevate sono stati minimi, tenuto in considerazione il basso tasso di inflazione, ma va ricordato che nel biennio 2022 -23 le penalizzazioni furono ben più cospicue in virtù dell’elevato tasso di inflazione che nel 2022 fu dell’8,1% e nel 2023 del 5,4%.

Cosa potrebbe accadere dopo la decisione della Consulta

Mentre nel 2025 è stato applicata una progressività, nel biennio precedente le aliquote vennero applicate sull’intero importo della pensione. La mancata progressività rappresenta proprio la questione centrale che ha portato la vicenda davanti alla Corte Costituzionale. A rimandare la questione alla Consulta è stato il tribunale di Trento che ha richiesto, come prevede la legge, la valutazione sulla legittimità costituzionale della rivalutazione relativa agli anni 2022-2023. Se la Consulta dovesse decidere per l’incostituzionalità, chi ha percepito pensioni più alte ed ha avuto un adeguamento più basso dovrà ottenere il rimborso delle somme non percepite

Secondo il ricorrente, il governo non avrebbe dovuto applicare il tasso di rivalutazione sull’intero importo della pensione, ma sulla parte eccedente proprio come avvenuto nell’anno in corso. Si tratta di una questione ben differente rispetto a quella che alcuni mesi venne bocciata da parte della corte costituzionale. L’esito può essere considerato del tutto aperto, per questa ragione sono concrete le speranze da parte di molti pensionati di ottenere un rimborso cospicuo per le somme non percepite.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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