
Renzo Arbore commentando la morte di Pippo Baudo “…Eravamo rimasti noi”
E’ smarrito e disorientato, la voce rotta da una dolore che fatica a definire. Renzo Arbore, l’altro colosso della TV italiana, esprime a caldo il suo dolore per la perdita dell’amico e collega di una vita, Pippo Baudo, che si è spento in un ospedale di Roma, sabato 16 agosto 2025 all’età di 89 anni. Le parole di Arbore sono un tributo ma anche il ritratto emozionato di un’epoca unica e confessa al Corriere della Sera, di sentirsi travolto da un grandissimo dolore: “Eravamo rimasti noi“, lo dice con la sensazione che una porta si è chiusa per sempre.
L’ultimo contatto di Renzo Arbore con Pippo Baudo
Renzo Arbore afferma di avere la mente piena di ricordi. L’ultimo contatto risale a venti giorni prima: “Pippo era stato sbrigativo. Ricordo che mi disse: ‘Ci vediamo presto sì’; e poi ha attaccato”. Il maestro Arbore ammette di essere stato a conoscenza del fatto che Pippo non stava bene, ma che ricevere la notizia della sua morte è stato un colpo inaspettato. Un presentimento, forse confermato dal silenzio degli ultimi giorni. Arbore ricorda che insieme ad altri amici avevano inviato a Baudo gli auguri per il Ferragosto, ma che non avevano ricevuto risposta né da lui né dalla sua assistente Dina. E’ quanto riporta Il Fatto Quotidiano.
Il legame oltre la TV tra Arbore e Baudo
Esisteva un legame intenso tra Arbore e Baudo che andava al di là del semplice schermo. Il maestro rivela che erano compagni perché provenivano dallo stesso ambiente, che entrambi avrebbero dovuto essere avvocati, e che erano dei provinciali che desideravano di andare oltre la provincia. Questa sintonia li ha portati a vivere esperienze surreali, come quella volta con Padre Pio: “Il quale chiese a Pippo: ‘Lei è venuto per fede o curiosità?’. Pippo: ‘Per curiosità’. E Padre Pio: ‘Allora vattenn’. Una relazione che in televisione si tramutava in un’affinità totale. Arbore svela che avevano un legame lavorativo, che bastava uno sguardo per intendersi perché erano entrambi parte della stessa Rai. La TV rappresenta il fulcro dei ricordi di Arbore. Un mondo televisivo che non esiste più, risalente ai tempi di Biagio Agnes e Sergio Zavoli. Arbore afferma che Pippo costituiva l’emblema della Rai con tutti i suoi programmi: i suoi Sanremo, le sue trasmissioni ‘Fantastico’, le sue ‘Domenica In’. Rappresentava quell’anima artistica della Rai con cui collaboravano entrambi.
La morte di Pippo Baudo, per Renzo Arbore è la fine simbolica di un’era televisiva
La loro ambizione era differente rispetto a quella attuale, Arbore sottolinea che con Baudo non aveva mai parlato di share, ma che c’era la volontà di realizzare un programma che piacesse davvero alle persone, considerando anche il pubblico più critico. Aggiunge che Pippo era un esperto con una preparazione straordinaria, un incredibile creatore di show che suonava il pianoforte in modo delizioso. Ma Arbore ricorda anche il suo disagio, quando Baudo lasciò Viale Mazzini per una breve esperienza a Mediaset. Dice che si era subito reso conto della suo errore, e che per lui è stato un momento molto difficile. Il conduttore si sfogava spesso con Arbore, ricorda lo stesso Maestro. Per Renzo Arbore la morte di Pippo Baudo non rappresenta solo la perdita di un caro amico e di un collega straordinario. E’ la conclusione simbolica di un’intera epoca televisiva. Arbore conclude con tono nostalgico dicendo: “Pippo rappresentava una TV che adesso non c’è più“.
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