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Alzheimer, come riconoscerla nei più giovani e cosa fare

L'intervista al professor Camillo Marra sui pericoli dell'alzheimer

Alzheimer, come riconoscerla nei più giovani e cosa fare
Alzheimer, come riconoscerla nei più giovani e cosa fare - Foto PixaBay

Alzheimer, come riconoscerla nei più giovani e cosa fare

L’alzheimer, nota anche come demenza senile, è una delle patologie più serie della storia dell’umanità. Non esiste una cura definitiva a questa malattia che colpisce gli anziani, anche se di recente è stata trovata una molecola che ringiovanisce il cervello (l’anticorpo A13) e favorisce la nascita di nuovi neuroni tenendo lontana la patologia. Ma quali sono i primi segnali della sindrome di alzheimer? E come prevenirla? Benedetta Mattei ha intervistato per SanMarinoRtv.sm il professor Camillo Marra (Direttore U.O. Clinica della Memoria del Policlinico Agostino Gemelli di Roma) per avere una panoramica sulla demenza.

Cos’è l’Alzheimer?

“La malattia di Alzheimer è la più frequente forma di demenza e rappresenta oltre il 55% dei casi. É una malattia del cervello che provoca un lento e progressivo decadimento delle funzioni cognitive, fino ad interferire gravemente con la vita quotidiana. Esordisce prevalentemente dopo i 65 anni ma nelle forme giovanili, anche se più rare, i sintomi possono iniziare ad affacciarsi a partire dai 40 anni”.

Quante persone sono colpite?

“In Italia almeno 500.000 persone sono affette da Alzheimer e nel mondo circa 50 milioni, con maggiore incidenza in Europa, Giappone e Nord America. Le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dicono che Africa, Sudamerica e Cina diventeranno probabilmente la maggiore fonte di demenze nei prossimi 30 anni” […].

Quali sono i sintomi dell’Alzheimer a cui fare attenzione?

“Il sintomo che caratterizza la fase iniziale dell’Alzheimer è la perdita di memoria, che si manifesta con difficoltà a ricordare informazioni ed eventi recenti. Inizialmente il paziente ricorda cose apprese anni prima dell’inizio della malattia ma ha difficoltà ad acquisire nuove informazioni e fissarle in memoria. Nella fase successiva il disturbo diventa più pervasivo perché il paziente comincia a dimenticare anche fatti più antichi della sua vita personale, non riconosce luoghi e persone a lui familiari, il linguaggio si impoverisce, non ha iniziativa e diventa apatico”.

“Nelle fasi più avanzate esso perde anche delle capacità funzionali che gli impediscono di svolgere compiti semplici come caricare una macchinetta da caffè e dopo 6-8 anni di malattia si arriva a questa fase afasica, amnesica e aprassica più altri  disturbi comportamentali come ansia, sintomi apatici e depressivi, psicosi, agitazione e disturbi della sfera neurovegetativa che portano ad avere problemi di alimentazione e a dormire poco. Possono svilupparsi inoltre paure, come quella di essere danneggiato, deliri, di furto perché non si ritrovano le cose in casa, di abbandono, perché non avendo una corretta percezione del tempo dopo 5 minuti che si resta soli si è convinti di esser stati abbandonati. Nella fase finale si arriva all’apatia più completa e il paziente può essere molto piatto e inerte”.

Quale dieta per mantenere un cervello sano?

“Diversi studi scandinavi hanno dimostrato che l’associazione di una dieta con un adeguato movimento aerobico tre volte a settimana previene l’evoluzione della demenza di Alzheimer in soggetti predisposti. Tutti gli alimenti ad alto indice glicemico sono potenzialmente dannosi e la restrizione calorica è il dato più ripetutamente citato in letteratura come protettivo delle patologie neurovegetative a cardiovascolari”.

(Fonte San Marino Rtv)

Cosa consiglia alle famiglie che affrontano l’Alzheimer?

“La prima cosa è non spaventarsi, davanti a un sospetto iniziale di Alzheimer bisogna subito intervenire portando il paziente dal neurologo o dal geriatra, che effettuerà una valutazione del problema. Anche se attualmente non esistono farmaci risolutivi, una diagnosi precoce è in grado di modificare la storia di vita della malattia. Mettendo in atto tutta una serie di provvedimenti preventivi ed agendo sugli aspetti riguardanti lo stile di vita del paziente è possibile rallentare la progressione della malattia. Inoltre nella fase iniziale i farmaci sintomatici che abbiamo a disposizione se dati precocemente, nonostante non curino la malattia, permettono al paziente di mantenere delle autonomie funzionali più a lungo.
A breve probabilmente saranno messi in commercio farmaci che dovrebbero agire sul processo neuropatologico e quindi bloccare la malattia. Se si dimostrassero efficaci, è ovvio anche in questo caso, che lo saranno maggiormente se assunti precocemente”.

(Fonte San Marino Rtv)

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Nunzio Corrasco

Laureato in Scienze Politiche e giornalista pubblicista, fin dai primi anni di liceo ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Mi sono sempre occupato di scrivere notizie relative a tutto ciò che riguarda l'attualità. Esperto nel settore relativo alla salute e in quello scientifico-tecnologico, appassionato di cronaca meteo, geofisica e terremoti.

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