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Alzheimer, la prof.ssa Annachiara Cagnin spiega quali sono i primi sintomi da non sottovalutare

Alzheimer, la prof.ssa Annachiara Cagnin illustra quali sono i segnali iniziali da non ignorare e i nuovi trattamenti in fase di analisi

Alzheimer, la prof.ssa Annachiara Cagnin spiega quali sono i primi sintomi da non sottovalutare
Alzheimer, immagine di repertorio. Fonte foto: pxhere.com

Alzheimer, quando consultare un medico

Problemi di orientamento, difficoltà nel comunicare o nel cercare le parole corrette, vuoti di memoria, indifferenza: questi sono alcuni dei campanelli d’allarme che potrebbero indicare l’inizio dell’Alzheimer. Sebbene piccoli vuoti di memoria possano succedere a chiunque, se iniziano a ripetersi spesso, al punto da condizionare la vita quotidiana della persona e dei suoi cari, è consigliabile consultare un medico. Ecco quali sono i segnali da non sottovalutare e quali trattamenti innovativi sono stati approvati di recente o sono in fase di analisi da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema). E’ quanto riportato da Repubblica.it.

I primi sintomi da non sottovalutare

Il segnale d’allarme più ricorrente del Morbo di Alzheimer, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia, è la perdita di memoria, come spiega a Salute Annachiara Cagnin, docente di neurologia all’Università di Padova e membro della Società Italiana di Neurologia (SIN). L’esperta, però, precisa che si tratta di un sintomo poco specifico, poiché tutti abbiamo sperimentato, in misura diversa, cosa significa dimenticare un appuntamento o non ricordare dove abbiamo lasciato gli occhiali o le chiavi dell’auto. Quindi, la dimenticanza inizia a essere preoccupante quando diventa cronica, se non è associata a periodi di affaticamento intenso, mancanza di sonno o stress, cosa che può capitare di frequente, e specialmente se la situazione tende a deteriorarsi nei mesi e ci viene segnalata da chi ci sta vicino, quali familiari o amici. Altri sintomi che non devono essere trascurati includono i problemi di concentrazione o la perdita della cosiddetta “memoria di lavoro”, come il ritrovarsi spesso in un punto della casa senza ricordare il perché, o perdere il filo del discorso. Anche in questo caso, Cagnin chiarisce che un deficit occasionale non dovrebbe preoccuparci. Sono invece le ricorrenze e il loro aggravarsi nel tempo a richiedere un approfondimento con il medico di famiglia o uno specialista.

I nuovi trattamenti in fase di analisi nel 2025

In termini di trattamenti per la malattia dell’Alzheimer, al momento esistono farmaci che puntano a gestire i sintomi ma non influenzano il decorso della patologia. Tuttavia, ci sono buone notizie: diversi anticorpi monoclonali progettati per limitare l’accumulo di proteina beta-amiloide, che sembra essere almeno una delle cause dell’insorgenza della malattia, sono attualmente in fase di studio. La docente di nerurologia Cagnin spiega che in Europa e probabilmente presto in Italia, stiamo assistendo all’introduzione di farmaci che non si limitano a trattare i sintomi, ma che agiscono modificando il meccanismo fisiopatologico alla base, anche se non riescono a stopparlo del tutto. Gli esperti del settore chiamano questi farmaci come “disease modifyng”, ossia modificatori del percorso della malattia, poiché possono rallentare e addirittura stabilizzare momentaneamente la condizione. La docente osserva che si tratta di una vera innovazione, perché per la prima volta abbiamo a disposizione uno strumento in grado di rallentare un processo neurodegenerativo che per lungo tempo è stato considerato immutabile. Nello specifico, lecanemab ha ricevuto il via libera nel 2023 dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense e successivamente dall’Ema. Donanemab, d’altra parte, ha ottenuto l’approvazione dalla Fda nel 2024 e attualmente è soggetto a riesame da parte dell’Ema dopo un primo parere negativo emesso a fine marzo 2025. Cagnin sottolinea che ora la decisione spetta all’Agenzia Italiana del Farmaco per quanto concerne il primo farmaco e, possibilmente se approvato dall’Ema anche il secondo. Conclude augurandosi che tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026 venga stabilita una regolamentazione che consenta l’accesso a questi farmaci in Italia.

NELLA PAGINA SUCCESSIVA UN ALTRO ANTICORPO MONOCLONALE IN FASE DI STUDIO

Un altro anticorpo monoclonale in fase di studio

In aggiunta, è al momento in fase di ricerca un altro anticorpo monoclonale, il trontinemab. Di recente sono stati diffusi i dati preliminari di uno studio di fase 1/2 che ha coinvolto 114 soggetti, indicando una certa efficacia e velocità nel ridurre le placche amiloidi. Cagnin ha commentato che i dati della fase 2 sono piuttosto promettenti e che attendono di vedere se l’efficacia sarà confermata dalla nuova sperimentazione in avvio. Durante il 2025, infatti, è previsto l’inizio della fase 3 della sperimentazione.

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Carmine Orlando

Classe 1971, da oltre un decennio svolgo il lavoro di redattore web. Ho collaborato con molti siti ed essendo una persona poliedrica mi sono occupato di svariati argomenti, dall'astrologia alla salute, dalla politica al fisco, dalla tv allo sport. Ma mi diletto anche nella stesura di articoli di terremoti, astronomia, cronaca, tecnologie e lotterie. Adoro scrivere ma anche leggere.

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