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Artrite reumatoide, ecco quali sono i sintomi e come diagnosticarla

Che cos'è l'artrite reumatoide, cause e fattori di rischio, sintomi e diagnosi

Artrite reumatoide, ecco quali sono i sintomi e come diagnosticarla
artrite reumatoide Foto Wikimedia Commons

Cos’è l’artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria cronica di origine autoimmune che interessa le articolazioni. L’incidenza è di 2-4 nuovi casi all’anno ogni 10.000 adulti. La malattia colpisce le donne più frequentemente degli uomini, con un rapporto di 3-4 a 1. L’età in cui si riscontra un’incidenza più alta è compresa tra i 40 e i 60 anni, anche se può manifestarsi in qualsiasi fascia d’età, comprese l’infanzia e la vecchiaia. Tra le patologie osteoarticolari, l’artrite reumatoide è considerata la più grave per quanto concerne il danno strutturale alle articolazioni, il danneggiamento osseo secondario, le complicazioni extra-articolari, le malattie concomitanti e il rischio di morte. Come in altre patologie autoimmuni, come il lupus e la sclerodermia, è il sistema immunitario stesso (che normalmente protegge il corpo dalle minacce esterne) a colpire i tessuti sani, non riconoscendoli come tali. Riguardo all’artrite reumatoide, il principale bersaglio dell’infiammazione cronica è la membrana sinoviale, che riveste internamente la capsula dell’articolazione e si estende ai bordi, coprendo le superfici ossee che si articolano. Questa membrana reagisce all’infiammazione aumentandone il volume e formando il panno sinoviale. Questo si espande fino a comportare la progressiva distruzione della cartilagine, e nei casi più gravi, l’infiammazione e la proliferazione possono colpire l’osso e i tessuti vicini (come l’osso subcondrale, le capsule, i tendini e i legamenti), portando alla lunga a uno stato di disabilità. Inoltre, l’infiammazione può interessare altri settori del corpo, come il sistema nervoso sia centrale che periferico, i vasi sanguigni, il cuore, le sierose, i reni, i polmoni, i muscoli, oltre all’apparato visivo e a quello ematopoietico. E’ quanto riportato da fondazioneveronesi.it.

Cause e fattori di rischio

La ragione per l’insorgenza dell’artrite reumatoide non è ancora completamente chiarita, ma è indubbio che la sua origine derivi da più fattori. In individui con predisposizione genetica, un evento scatenante potrebbe avviare una serie di reazioni che conduce all’infiammazione delle articolazioni. Gli studi effettuati sinora hanno evidenziato vari elementi di rischio che giocano un ruolo nella genesi della malattia, inclusi fattori sia genetici che ambientali. Tra gli elementi di rischio non associati alla genetica possiamo considerare il sesso, l’età, l’esposizione al fumo, le abitudini alimentari, fattori ormonali e socio-economici, cosi come agenti infettivi. Si osserva che alcune circostanze ambientali, in persone geneticamente predisposte, potrebbero avere un impatto sulla frequenza e sull’intensità della patologia. Ad esempio, la dieta mediterranea, in particolare una che favorisca il consumo di pesce, oli vegetali e verdure, sembra contribuire a una minore gravità della malattia, mentre l’obesità appare come un fattore che può peggiorare l’andamento della condizione.

Sintomi dell’artrite reumatoide

La condizione, dovuta all’infiammazione nelle articolazioni, si manifesta attraverso dolore, gonfiore, rigidità nei movimenti e successiva compromissione delle funzionalità articolari interessate. Il dolore, che è il sintomo predominante, si presenta in modo spontaneo e costante, spesso difficile da misurare, è presente quando si è a riposo e tende a migliorare con l’attività fisica. La rigidità nelle articolazioni è particolarmente forte al mattino e può perdurare per ore, se non per tutta la giornata. Questa caratteristica distingue l’artrite reumatoide da altre malattie articolari degenerative non infiammatorie come l’osteoartrosi, dove la rigidità tende a diminuire dopo pochi minuti. La compromissione della funzionalità può essere originata nella fase iniziale dalla sinovite (infiammazione della membrana sinoviale) e nelle fasi più avanzate dalle deformità delle articolazioni e dalle anchilosi. Le articolazioni più frequentemente coinvolte in modo bilaterale e simmetrico (una peculiarità della malattia) sono quelle delle piccole articolazioni di mani e piedi e dei polsi, ma possono essere colpite anche le grandi articolazioni come gomiti, spalle, anche, ginocchia e caviglie. L’inizio può variare molto. Nella maggior parte dei casi, l’esordio è subdolo e graduale (65-70%), ma ci sono situazioni in cui è acuto (10-25%). A questi sintomi articolari si possono aggiungere sintomi sistemici come affaticamento, febbre, riduzione del peso, dolori muscolari ed eruzioni cutanee.

Come diagnosticare l’artrite reumatoide

Nella maggior parte delle situazioni (55-70%), la patologia si presenta in modo graduale, inizialmente con dolori alle articolazioni, che possono o meno essere associati a una rigidità mattutina di durata prolungata. Questo viene seguito, nel corso di settimane o mesi, dalla manifestazione di segni di infiammazione articolare. I sintomi iniziali sono anche simili a quelli che si osservano in varie malattie reumatiche. Per queste motivazioni, diventa difficile diagnosticare la condizione, specialmente nelle fasi precoci. Si deve considerare il sospetto di una diagnosi ogni volta che una o più articolazioni rimangono gonfie e doloranti per un periodo superiore a sei settimane. Gli esami di laboratorio sono fondamentali per arrivare a una diagnosi corretta. Circa il 70% delle persone con Artrite Reumatoide presenta nel sangue livelli elevati di Fattore Reumatoide (FR). Il marcatore più affidabile è la presenza di anticorpi anti-peptidi citrullinati (anti-CCP). Esistono anche altri esami di laboratorio che, nonostante non siano specifici, possono mostrare delle alterazioni durante la malattia: l’aumento della Velocità di Eritrosedimentazione (VES) e della Proteina C reattiva (PCR) (che indicano un processo infiammatorio attivo), e una diminuzione dei livelli di emoglobina (anemia). Tra gli esami strumentali, il primo test da eseguire è la radiografia tradizionale (RX di mani e piedi), che però nelle fasi precoci non riesce a evidenziare le erosioni, che sono modifiche più tardive caratterizzanti la malattia. Un esame da eseguire subito dopo la radiografia è l’ecografia articolare, che potrà rivelare la presenza di liquido nelle articolazioni e la possibile presenza del pannetto sinoviale. In alcuni casi selezionati, un altro esame diagnostico utile è la risonanza magnetica, che è in grado di mostrare l’infiammazione articolare e l’eventuale infiammazione ossea (edema osseo).

 

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Carmine Orlando

Classe 1971, da oltre un decennio svolgo il lavoro di redattore web. Ho collaborato con molti siti ed essendo una persona poliedrica mi sono occupato di svariati argomenti, dall'astrologia alla salute, dalla politica al fisco, dalla tv allo sport. Ma mi diletto anche nella stesura di articoli di terremoti, astronomia, cronaca, tecnologie e lotterie. Adoro scrivere ma anche leggere.

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