
Questi risultati rimodellare tutte le linee guida cliniche internazionali sull’uso dei beta-bloccanti negli uomini e nelle donne
Secondo i risultati di una nuova ricerca, la classe di farmaci “beta-bloccanti” che vengono prescritti dopo un infarto, potrebbero portare un rischio maggiore di ospedalizzazione e morte in alcune donne. Questa ricerca pubblicata sull’European Heart Journal potrebbe di fatto rimodellare le linee guida internazionali che regolano l’impiego di farmaci beta-bloccanti, facendo una opportuna distinzione sul genere del paziente e sul tempo di somministrazione. A spiegarlo alla Cnn è stato l’autore principale della ricerca, Valentin Fuster, presidente del Mount Sinai Fuster Heart Hospital di New York City e direttore generale del National Center for Cardiovascular Investigation di Madrid.
Cosa si è scoperto
Secondo i dati analizzati con questa ricerca, che sono stati resi noti nel corso del recentissimo congresso della Società Europea di Cardiologia a Madrid, le donne che hanno subito danni limitati a livello cardiaco dopo un episodio di infarto e che sono state trattate con beta-bloccanti, correrebbero un maggiore rischio di andare incontro ad un altro infarto o di essere ricoverate in ospedale per insufficienza cardiaca. Secondo la ricerca, il rischio sarebbe addirittura triplicato rispetto alle donne a cui non è stato somministrato il farmaco.
Perchè si tratta di uno studio attendibile
Questo studio, come hanno spiegato gli esperti che vi hanno preso parte, ha coinvolto un numero totale di donne mai incluso in uno studio che testa i beta-bloccanti dopo un infarto del miocardio. Ecco perchè i risultati e le conclusioni a cui si è giunti, hanno un elevato grado di attendibilità. Va però specificato che i risultati sono applicabili solo alle donne con una frazione di eiezione ventricolare sinistra superiore al 50%, mentre per l’eiezione inferiore al 40% dopo un infarto, i beta-bloccanti rimangono l’arma più efficace per contrastare le aritmie cardiache che possono innescare un secondo evento.
Le possibili spiegazioni
Come ha avuto modo di spiegare Andrew Freeman, direttore della prevenzione cardiovascolare e del benessere presso il National Jewish Health di Denver, i beta-bloccanti sono farmaci che presentano un elevato numero di effetti collaterali fra i quali ipotensione, disfunzione erettile e problemi di umore. «Ogni volta che usiamo questi farmaci – ha spiegato Freeman – dobbiamo sempre bilanciare rischi e benefici». La ragione per la quale le donne sono più soggette alle reazioni avverse di questa classe di farmaci sarebbe da ricondurre al fatto che le donne hanno cuori più piccoli e sono più sensibili ai farmaci per la pressione sanguigna. In realtà si tratta solo di ipotesi, poiché non si hanno prove certe sulle reali ragioni per le quali i beta-bloccanti presentano rischi maggiori per le donne. Serviranno ulteriori studi per comprendere a fondo tale differenza.
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