
Cos’è e come capire se la milza è ingrossata
La milza ingrossata, tecnicamente chiamata splenomegalia, indica un aumento delle dimensioni dell’organo in questione, sino a oltrepassare la normale lunghezza di 12 centimetri. La splenomegalia può essere inizialmente riconosciuta dal medico di base mediante la palpazione dell’addome. In seguito, è possibile non solo avvalorarla ma anche individuare la causa di questa condizione grazie a radiografie, come la Risonanza Magnetica (RM), la Tomografia Assiale Computerizzata (TAC), e l’ecografia dell’addome; analisi del sangue. Ilgrupposandonato.it approfondisce il tema con il dottor Daniele Bernardi, chirurgo generale presso l’IRCCS Policlinico San Donato, riguardo le cause principali dell’ingrossamento della milza e, accertati i sintomi, come risolvere il problema.
Le cause della milza ingrossata
Le cause dell’apparizione della splenomegalia possono essere la conseguenza di un’attività eccessiva della milza, nota anche come ipersplenismo, oppure dalla sua rottura, entrambe le circostanze frequentemente associate a traumi o malattie. Tra le patologie coinvolte ci sono:
– infiltrazioni;
– anomalie nei globuli rossi;
– malattie del midollo osseo, malattie sistemiche e infezioni;
– congestione vascolare.
Generalmente, in queste situazioni, la milza si ingrossa per via di un lavoro eccessivo, dell’accumulo di sangue o per svolgere compiti che di norma sarebbero eseguiti da altri organi, quando questi sono affetti da malattia.
I sintomi della splenomegalia
La milza ingrossata si manifesta solitamente, con sintomi non specifici. Chi presenta una splenomegalia può avvertire stanchezza o un fastidio, specialmente nella parte superiore e a sinistra dell’addome, e, in alcune situazioni, ciò può verificarsi in caso di infezioni o emorragie.
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Rimedi e tempi di recupero
Per far sì che la milza ritorni alle sue dimensioni naturali, è essenziale affrontare la causa che ha causato l’ingrossamento di questo organo. Tuttavia, ci sono situazioni in cui la splenomegalia diventa non trattabile e particolarmente scomoda. In tali casi, il medico specialista tende a raccomandare al paziente la splenectomia, ossia la rimozione totale dell’organo attraverso un intervento chirurgico tradizionale o minimamente invasivo, insieme a una serie di vaccinazioni per prevenire possibili infezioni a causa della perdita delle funzioni immunitarie dell’organo.
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