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“Non ci sono più medici di famiglia”, l’allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe che preoccupa l’Italia intera

A denunciare questo quadro desolante è la fondazione Gimbe: al sud si registra la situazione più preoccupante in ottica futura

“Non ci sono più medici di famiglia”, l’allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe che preoccupa l’Italia intera
Foto Pixabay.com

Una professione che oggi viene svolta da medici sempre più oberati di lavoro, sempre più anziani e peggio retribuiti

Sono considerati da sempre il pilastro della sanità italiana ma nei prossimi anni potrebbero diventare una vera e propria piaga per carenza di risorse. Si tratta dei medici di famiglia, una categoria che negli ultimi anni ha fatto registrare una carenza preoccupante a livello di organico. Secondo una recente statistica elaborata dalla Fondazione Gimbe, più del 40% dei medici italiani oggi si trova a gestire un numero superiore alla quantità che dovrebbe gestire. In teoria ogni medico di famiglia non dovrebbe gestire più di 1500 pazienti, a causa della carenza di organico, molti di essi si ritrovano a dover gestire un numero sempre maggiore al limite consentito a causa di deroghe di legge che sono state introdotte per gestire proprio la carenza di personale.

Impietoso il confronto con gli altri paesi europei

Basta fare il confronto con i sistemi sanitari di altri paesi per capire la gravità della situazione italiana. Mentre in Italia i medici di famiglia sono 40 mila circa, in Germania i medici di base sono complessivamente 80 mila mentre in Francia addirittura i medici di famiglia sono 95 mila. Una sproporzione preoccupante che in futuro potrebbe ancora di più aggravarsi. In Italia i medici di famiglia sono sempre meno, hanno un’età molto avanzate e sono costantemente occupati a gestire pratiche amministrative e burocratiche oltre che a dover svolgere le rituali visite mediche. Una fotografia piuttosto eloquente che rivela come questa professione sia diventata sempre più stressante e ingestibile.

La carenza maggiore si registra al Nord

La professione del medico di base pur svolgendosi con un contratto collettivo nazionale, costringe i professionisti a lavorare in convenzione con il SSN. Le retribuzioni dipendono strettamente dagli accordi integrativi regionali e quelli attuativi delle singole Asl di riferimento. In Italia ogni medico di famiglia gestisce in media 1300 pazienti. La situazione peggiore si registra al Nord, in particolar modo nella provincia autonoma di Bolzano, dove la media degli assistiti è di 1545 persone per ogni medico di famiglia, mentre in Lombardia la media è di 1466 pazienti e in Veneto 1461. Nel periodo post pandemia la situazione è peggiorata in maniera esponenziale, soprattutto nel mezzogiorno, e il futuro non si preannuncia sicuramente roseo.

La denuncia della Fondazione Gimbe

A denunciare questo quadro desolante è la fondazione Gimbe che, per bocca del presidente Nino Cartabellotta, ha fatto sapere che lo “scenario è molto più critico di quanto lascino trasparire i numeri”. Il livello di saturazione è ormai tale da mettere in crisi la libera scelta e la distribuzione capillare dei medici di medicina generale in relazione alla densità abitativa. In molte aree del paese è ormai quasi impossibile trovare il medico vicino casa, perchè i bandi per gli ambiti territoriali carenti spesso vanno spesso deserti. La situazione sta peggiorando progressivamente sempre di più nel Sud Italia. La situazione più preoccupante si registra in Calabria dove i medici di famiglia sono il 30% in meno rispetto al 2019. Molti medici, soprattutto nel periodo della pandemia, hanno preferito andare in pensione prima non reggendo più l’enorme carico di lavoro.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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