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Parkinson, un nuovo studio svela l’effetto protettivo del caffè per il nostro cervello

La ricerca è stata condotta su un campione di centinaia di persone malate di Parkinson alle quali sono stati misurati i livelli dei metaboliti primari di caffeina, paraxantina e teofillina

Parkinson, un nuovo studio svela l’effetto protettivo del caffè per il nostro cervello
Caffè, gli effetti protettivi sul cervello- Foto PixaBay.com

La ricerca è stata condotta su oltre 180 mila persone malate di Parkinson per un tempo lungo oltre 13 anni

Ormai è chiaro che ciò che si beve e si mangia impatta in modo significativo sulla nostra salute. Un nuovo studio ha trovato un’altra connessione tra bere caffè e avere meno probabilità di sviluppare la malattia di Parkinson. Analizzando i dati raccolti su 184.024 individui in una media di 13 anni, il team internazionale di ricercatori ha scoperto che i consumatori di caffè hanno un rischio inferiore di contrarre il Parkinson rispetto a quelli che non amano e non consumano questa bevanda.

Come è stata condotta la ricerca

La ricerca è stata condotta su un campione di centinaia di persone malate di Parkinson alle quali sono stati misurati i livelli dei metaboliti primari di caffeina, paraxantina e teofillina nel sangue. Da qui si è scoperto che esiste un’associazione inversa tra il consumo di caffè contenente caffeina e il rischio di malattia di Parkinson. Per la verità non si tratta del primo studio che ha evidenziato una connessione tra caffè e Parkinson, ma a differenza delle precedenti ricerche, la ricerca in questione che è stata pubblicata sulla rivista specializzata Neurology, non aveva mai esaminato prima i biomarcatori dell’assunzione di caffeina anni prima della diagnosi della malattia di Parkinson.

I risultati della ricerca

La ricerca ha evidenziato come il 25% dei maggiori bevitori di caffè ha il 40% in meno di probabilità di sviluppare il Parkinson, rispetto a coloro che non bevono affatto caffè. Per tutti i consumatori di caffè coinvolti nello studio, la riduzione del rischio misurata variava tra il 5 e il 63% circa, a seconda del Paese. Da questi dati si desume che esiste qualcosa nella caffeina e nei suoi ingredienti che protegge il cervello delle persone. Potrebbe trattarsi anche del modo in cui la caffeina mantiene il flusso della dopamina nel cervello. Lo sviluppo del Parkinson, infatti, si baserebbe proprio sulla riduzione della dopamina, dovuta alla perdita di cellule nervose in quella che viene chiamata substantia nigra.

Le speranze future degli scienziati

Per poter valutare a fondo la connessione tra la caffeina e il Parkinson, bisognerebbe capire quale sia il fattore che origina questa patologia nel cervello. Una volta che si scoprirà cosa scatena il Parkinson, si potrà anche capire quali potrebbero essere le contromisure adeguate per bloccarne l’evoluzione o per creare le condizioni per una remissione. Questa malattia si manifesta con tremori, movimenti anomali, perdita di equilibrio e rigidità degli arti. Riuscire a svelare l’azione biologica della caffeina sulla malattia di Parkinson sarebbe importante anche in tema di prevenzione e cura di questa malattia invalidante.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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