La spondilite anchilosante è una malattia infiammatoria cronica che colpisce la colonna vertebrale e può diventare molto invalidante
La spondilite anchilosante è una forma di artrite infiammatoria che interessa principalmente la colonna vertebrale, provocando rigidità, dolore e nel tempo una progressiva perdita di mobilità. Nei casi più gravi, se non trattata in modo adeguato, può arrivare a determinare la fusione delle vertebre tra loro, con un aspetto radiografico che ricorda la “canna di bambù”. Questo comporta conseguenze pesanti sulla qualità della vita, fino a limitare azioni quotidiane come piegare il collo o sollevare lo sguardo. É fondamentale saper riconoscere i segnali iniziali: ecco qual è il più precoce e che altri sintomi sono tipici della spondilite anchilosante, come riportato da Humanitas.it.
Il sintomo più precoce
Il primo segnale è il dolore lombare a carattere infiammatorio, anche se la malattia può coinvolgere diverse strutture. Le articolazioni sacroiliache e le entesi, ossia i punti di inserzione di tendini e legamenti, risultano spesso colpite e la conseguenza è il dolore al calcagno o al torace. Talvolta vengono interessate pure le anche, le ginocchia e le caviglie. Non mancano manifestazioni extra-articolari che complicano il quadro: l’uveite è tra le più frequenti e si manifesta con dolore oculare, arrossamento e sensibilità alla luce. In alcuni casi possono insorgere anche problemi cardiovascolari, come infiammazioni dell’aorta e della sua valvola.
Altri sintomi
Altri sintomi della spondilite articolare sono la rigidità della colonna vertebrale (soprattutto al risveglio), il dolore intermittente con fasi acute alternate a periodi di benessere, la riduzione progressiva della mobilità della stessa colonna vertebrale e dolore a osso sacro e bacino. In ognuno di questi casi, ovviamente, il consiglio è di rivolgersi il prima possibile al medico di fiducia per la visita e la diagnosi.
Cause e possibili trattamenti
Le cause della spondilite anchilosante non sono ancora del tutto chiarite, tuttavia è noto il ruolo della predisposizione genetica, in particolare del gene HLA-B27. Accanto a questa base ereditaria intervengono poi altri fattori come sesso maschile, familiarità per psoriasi, stress cronico o la presenza di malattie infiammatorie intestinali. Al momento non esiste una cura definitiva ma le terapie disponibili permettono di controllare dolore e infiammazione, rallentando la progressione della patologia. Nelle fasi iniziali si utilizzano antinfiammatori mentre nei casi più complessi entrano in gioco i farmaci biologici, capaci di agire in modo mirato sul sistema immunitario.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.