
Come riconoscere un tumore alla vescica: i sintomi presentati dal dottor Zani
Il tumore alla vescica rappresenta circa il 3% di tutte le neoplasie urologiche ma è la seconda più diagnosticata dopo quello della prostata; esso colpisce prevalentemente uomini e donne tra i 60 e i 70 anni, con un’incidenza stabile negli uomini e in lieve aumento tra le donne. La forma più comune è quella superficiale, meno aggressiva, mentre quella infiltrante e più pericolosa rappresenta circa il 15% dei casi. Il dottor Danilo Zani, Responsabile dell’U.O. di Urologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia, ha illustrato a GruppoSanDonato.it i sintomi da saper riconoscere e da non ignorare.
I sintomi iniziali e i principali fattori di rischio della neoplasia vescicale
Il segnale più comune da non sottovalutare è la presenza di sangue nelle urine, visibile o rilevabile solo tramite analisi: è presente nell’80-90% dei casi diagnosticati. Altri sintomi, come la frequente necessità di urinare, l’urgenza improvvisa o il dolore al fianco, sono meno frequenti ma comunque significativi. Tra i principali fattori di rischio, il fumo di sigaretta spicca su tutti: responsabile di circa il 50% dei casi, è una delle cause più accertate, ma anche il fumo passivo può incidere sull’insorgenza della malattia. Ulteriori fattori includono esposizioni lavorative a sostanze chimiche, condizioni ambientali come la schistosomiasi e predisposizioni genetiche, anche se non legate a mutazioni specifiche.
Tecniche diagnostiche e tipologie del tumore della vescica
La diagnosi precoce si basa su esami di primo livello, come ecografia e citologia urinaria, ma in presenza di sospetti si ricorre a indagini più approfondite come la TAC o la cistoscopia, oggi meno invasiva grazie alla tecnologia ottica flessibile. Il tumore più comune è quello uroteliale, che parte dal rivestimento interno della vescica e può estendersi all’uretere o al rene. La classificazione si basa sull’aggressività (alto o basso grado) e sulla profondità: i tumori superficiali sono meno pericolosi rispetto a quelli infiltranti, che penetrano in profondità e richiedono interventi più complessi. In casi rari, altre forme derivano da infezioni croniche come la schistosomiasi.
Approcci terapeutici e importanza della prevenzione
Il trattamento segue solitamente un approccio multidisciplinare con urologi, oncologi e radioterapisti. I tumori superficiali vengono trattati con resezione endoscopica seguita da chemioterapia locale o immunoterapia, che stimola le difese del paziente contro le cellule tumorali. In caso di neoplasia infiltrante si procede con l’asportazione totale della vescica e degli organi pelvici interessati, seguita da una ricostruzione urinaria. La prevenzione resta fondamentale: non fumare, ridurre l’esposizione a sostanze nocive e sottoporsi a screening regolari, come ecografie e citologia urinaria dai 40 anni in poi, può fare la differenza in termini di sopravvivenza.
Giornalista pubblicista dal 2013, esperto e specializzato in calcio e altri sport ma anche spettacoli tv, attualità, cronaca e salute.