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Vitamina D, gli integratori non prevengono il diabete di tipo 2

Vitamina D, uno studio smentisce l'importanza nella prevenzione del diabete di tipo 2

Vitamina D, gli integratori non prevengono il diabete di tipo 2
Vitamina D, i risultati di una ricerca. Fonte foto: eurosalus.com

Vitamina D, uno screening condotto su oltre 2000 pazienti ha rivelato la scarsa incidenza sul diabete 2

La vitamina D è essenziale soprattutto per la salute delle nostre ossa. I nostri corpi producono vitamina D in risposta all’esposizione al sole e possono assorbire solo l’acido, il componente principale delle ossa, quando questa vitamina è presente. Possiamo anche trovare vitamina D in alcuni alimenti, come salmone, sgombro, sardine e latte e cereali fortificati. Sono disponibili sul mercato anche utili integratori.

Oltre a garantire la salute di ossa e denti, la vitamina D può offrire altri benefici per la salute. Una ricerca chiamata D2d pubblicata sul sito Medical News Today, che l’Istituto Nazionale di Diabete e Malattie Digestive e Renali (NIDDK) ha finanziato – ha valutato se l’integrazione di vitamina D può prevenire o meno il diabete di tipo 2. Lo studio ha anche tenuto in considerazione eventuali effetti collaterali legati all’abuso di questa vitamina.

Oltre 2000 adulti hanno preso parte allo screening

Un gruppo eterogeneo di oltre 2000 adulti provenienti da 22 siti negli Stati Uniti ha partecipato allo studio. I risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine sono stati presentati alla riunione annuale dell’American Diabetes Association a San Francisco, in California. La vitamina D supporta il cervello e il sistema immunitario e nervoso. Aiuta anche a regolare i livelli di insulina, a promuovere la salute cardiovascolare e può aiutare a prevenire il cancro. Le linee guida ufficiali raccomandano che gli adulti assumano 600 unità internazionali (UI) o 15 microgrammi (mcg) di vitamina D al giorno.

Come è stato condotto lo studio

È importante tenere presente che alte dosi di vitamina D possono avere effetti collaterali. Uno studio del 2010, ad esempio, ha dimostrato che troppa vitamina D tra le donne anziane può portare a cadute e fratture ossee. Può anche aumentare il rischio di calcoli renali tra le donne. “Studi osservazionali hanno riportato un’associazione tra bassi livelli di vitamina D e aumento del rischio per il diabete di tipo 2 […]. Tuttavia, non è noto se l’integrazione di vitamina D possa prevenire o ritardare il diabete di tipo 2” ha spiegato il dott. Myrlene State , uno scienziato che ha preso parte al progetto D2d al NIDDK.

I ricercatori hanno misurato i livelli di vitamina D dei partecipanti all’inizio dello studio e hanno scoperto che circa l’80% di loro aveva livelli sufficienti di vitamina D in base all’assunzione raccomandata. Quindi, gli scienziati li hanno divisi in gruppi che hanno assunto giornalmente 4.000 UI di vitamina D o una pillola placebo.

I partecipanti sono stati sottoposti ad uno screening

Gli scienziati hanno sottoposto a screening i partecipanti ogni 3-6 mesi per una media di circa 2 anni. Al termine dello studio, hanno scoperto che 293 su 1.211 partecipanti al gruppo di vitamina D hanno sviluppato il diabete così come 323 su 1.212 del gruppo placebo.

La differenza tra i due gruppi non era statisticamente significativa. D2d è il più grande studio fino ad oggi per esaminare se la vitamina D quotidiana può aiutare a prevenire il diabete di tipo 2. La dimensione e l’eterogeneità del campione studiato assicurano che i risultati siano applicabili su larga scala.

Al termine dello studio, non abbiamo rilevato alcuna differenza significativa tra i due gruppi, indipendentemente dall’età, sesso, razza o etnia“, riporta l’autore dello studio Dr. Anastassios G. Pittas, del Tufts Medical Center di Boston.

I falsi miti sugli effetti collaterali

Negli Stati Uniti l’uso di integratori alimentari è aumentato e la vitamina D è uno degli integratori più comuni tra gli adulti. Alla luce di queste tendenze, lo studio D2d ha anche valutato la sicurezza di assumere 4.000 UI di vitamina D ogni giorno. Una quantità ampiamente superiore alla dose raccomandata.

Sebbene studi precedenti avessero rivelato effetti collaterali e messo in guardia contro alte dosi di vitamina D, i risultati dello studio D2d non hanno mostrato differenze nel rischio di alti livelli di calcio nel sangue e calcoli renali tra i gruppi vitamina D e placebo.

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Marco Antonio Tringali

Coltivo da anni la passione per la scrittura e per i social network. La ricerca della verità, purchè animata da onestà intellettuale, è una delle mie sfide. Scrivo da diversi anni per importanti siti di informazione che mi danno l'opportunità di dare sfogo alla mia passione innata per il giornalismo.

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