
In una intervista rilasciata al Messaggero, Carlo Doglioni ha fatto chiarezza sull’evento sismico avvenuto nella tarda mattinata di oggi
La forte scossa di terremoto registrata nella tarda mattinata di oggi nei Campi Flegrei è stata particolarmente avvertita a Bacoli, dove è stato localizzato l’epicentro della scossa, ma anche in altre zone dell’area flegrea fra le quali anche Soccavo, Fuorigrotta, Bagnoli e Agnano. Le autorità locali hanno disposto la sospensione temporanea della circolazione dei treni nella zona di Napoli applicando il protocollo che prevede proprio la sospensione della circolazione nel caso di eventi sismici superiori a magnitudo 4.0.
La spiegazione dell’esperto
Sulla forte scossa che è stata registrata nel napoletano è intervenuto l’ex presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, che ha fatto il punto della situazione in una intervista concessa al Messaggero facendo chiarezza su ciò che è accaduto poche ore fa. Secondo Doglioni non si tratterebbe di nulla di nuovo, anche perché il suolo sta continuando a sollevarsi progressivamente alla velocità di circa 15 millimetri al mese. Secondo l’esperto questa sarebbe la ragione per la quale avviene il rilascio di energia che in determinati casi può essere anche prorompente: “E’ come se ci fosse un pistone che spinge verso l’alto e che quindi rompe la crosta fredda” ha commentato Doglioni.
L’elevata magnitudo è un fattore relativo
Sull’elevata intensità, Doglioni ha spiegato che le magnitudo dei terremoti di origine vulcanica sono “duate” e pertanto non possono essere confrontate con le normali magnitudo dei terremoti tettonici. “In questo tipo di magnitudo – ha spiegato l’esperto dell’Ingv – se confrontato con le altre magnitudo classiche dei terremoti dell’Appennino, il 4,6 corrisponde a qualche decimo in meno. Non potendo esserci strutture troppo grandi all’interno dei Campi Flegrei, non potrà mai avvenire un terremoto di magnitudo 6 perché è impossibile dal punto di vista tettonico”.
Il rischio vulcanico rimane quello più temuto
La causa del sisma è dunque da attribuire al magma che spinge verso l’alto e che causa l’inarcamento e la conseguente rottura della zona superficiale. Il vero rischio è quello che possa verificarsi un’eruzione, anche se al momento non esistono indicazioni che farebbero sospettare una risalita di magma. Non va neanche sottovalutato il rischio geochimico dovuto al rilascio del gas. Al momento dunque il rischio sismico appare quello meno rilevante.
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