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Giovedì 21 Marzo
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Uno studio sulla cometa più grande mai osservata ha rivelato qualcosa di sorprendente

Il Transient Exoplanet Survey Satellite ha indagato sulle origini della stella cometa più grande mai osservata: tutti i dettagli

Uno studio sulla cometa più grande mai osservata ha rivelato qualcosa di sorprendente
Foto Pixabay

Bernardinelli-Bernstein: la cometa rivela un qualcosa di sorprendente

Bernardinelli-Bernstein è la cometa più grande che i nostri telescopi abbiano mai osservato. La sua traiettoria la porterà a volare relativamente vicino a Saturno, nei pressi dell’orbita del pianeta, e un’analisi dei dati sulla stessa ha permesso di rilevare un qualcosa di sorprendente. Sulle caratteristiche della cometa ha indagato il Transient Exoplanet Survey Satellite, anche noto come TESS, registrando dati tra il 2018 e il 2020. Dalle analisi effettuate ci si è resi conto di come la cometa si è “attivata” con maggiore intensità lontano dal Sole. Ma cosa significa tutto questo? LA TERRA POTREBBE AVERE GLI ANELLI COME SATURNO: ECCO QUANDO

Il processo di attivazione di una cometa

Gli studi in materia ci informano del fatto che l’attivazione di una cometa avviene nel momento in cui il Sole riscalda la superficie della stessa. Il ghiaccio presente su di essa si trasforma, divenendo vapore, con la conseguenza di un rilascio di polvere e sabbia. Il fenomeno comporta la produzione di una vera e propria foschia, denominata “coma”, e la sua presenza può aiutare gli astronomi a dedurre ulteriori peculiarità sulle caratteristiche della cometa. Per quanto riguarda Bernardinelli-Bernstein, il fenomeno descritto non può verificarsi completamente: l’oggetto celeste si trova ancora troppo distante dal Sole, il che non può garantire la sublimazione dell’acqua. IL VENTO SOLARE POTREBBE ESSERE UNA FOTE DI ENERGIA SULLA TERRA

Il fenomeno verificatosi su Bernardinelli-Bernstein

Nonostante la cometa si trovi a una distanza notevole dal Sole, il che, come abbiamo visto, non permetterebbe la produzione del vapore (la “coma”), si è ugualmente osservata una “nebbia” dalla superficie dell’oggetto celeste. In sostanza, è quasi come se la Bernardinelli-Bernstein abbia subìto il processo di attivazione, benché si trovi a una distanza troppo ampia dalla nostra stella. A tal proposito, gli scienziati ipotizzano che la foschia osservata sulla superficie della cometa sia dovuta a un rilascio di monossido di carbonio. Solo in un caso si era notata l’attivazione di una cometa a una distanza maggiore dal Sole, ma si trattava di un oggetto celeste di dimensioni molto inferiori a quelle di Bernardinelli-Bernstein.

Nuove considerazioni sulle distanze di attivazione delle comete

Le osservazioni effettuate sulla cometa hanno permesso di effettuare nuove considerazioni sulle distanze a cui gli oggetti celesti riescono ad attivarsi. L’ottenimento dei dati su Bernardinelli-Bernstein è stato possibile mediante un processo di stratificazione intelligente delle immagini, a loro volta ottenute dal lavoro di TESS. Il dispositivo ha realizzato una serie di istantanee con esposizioni lunghe 28 giorni.

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Valerio Fioretti

Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.

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