
Nei prossimi mesi è possibile lo sviluppo de La Niña ma l’evento potrebbe essere di breve durata come anche di debole intensità.

Nei prossimi mesi è possibile lo sviluppo de La Niña ma l’evento potrebbe essere di breve durata come anche di debole intensità. Fonte: cpc.ncep.noaa.gov
La Niña è attesa nei prossimi mesi ma potrebbe essere rapida e poco intensa – 21 giugno 2016 – Abbiamo diffusamente parlato nell’ultimo anno di come il Pacifico equatoriale sia stato interessato da uno dei El Niño più intensi mai registrati, con valori comparabili con quelli dell’evento record del 1997-1997. Ci si potrebbe dunque chiedere se dopo un fenomeno di così forte intensità sia più o meno probabile che possa svilupparsi il suo esatto opposto, ovvero La Niña: nella parte equatoriale del Pacifico infatti, questi due eventi si danno ciclicamente il cambio, con El Niño che viene dichiarato quando la temperatura superficiale del mare sale oltre la media di almeno +0.8°C, mentre al contrario La Niña inizia quando l’anomalia è superiore a -0.8°C. In questo momento c’è il 50% di possibilità che La Niña possa svilupparsi nei prossimi mesi, con tutti i principali indicatori del fenomeno che sono arrivati a segnare valori neutrali o già sotto media. […]
Con El Niño ormai definitivamente esaurito, non è però terminata l’allerta nel Pacifico, perché ora stanno aumentando le possibilità che nei prossimi mesi possa svilupparsi il suo opposto, La Niña. In questo momento infatti, la temperatura superficiale del mare segna anomalie che variano tra i +0.2°C e i +0.7°C, con un trend negativo che sta portando l’Oceano a raffreddarsi sempre più, mentre le acque profonde segnano già nello strato compreso tra i 100-200 metri sotto la superficie anomali negative prossime ai 4°C. La Niña, esattamente come il suo opposto, a seconda della sua intensità può avere effetti anche a livello globale, ma in particolre influenzerà il clima soprattutto delle Americhe, dell’Asia e dell’Oceania. In particolare, in Asia La Niña porta ad una diversa distribuzione dei cicloni tropicali, i quali tendono ad interessare maggiormente le coste sud orientali della zona. Nel Nord America invece La Niña porta precipitazioni sopra media nel Midwest, sulle montagne Rocciose ed in generale sugli stati della West Coast, mentre sul resto degli USA il clima diviene più secco: in Canada, La Niña porta inverni più freddi e nevosi. Al contrario di El Niño poi, la stagione degli uragani tende ad essere sopra media nell’Atlantico, mentre si formeranno meno sistemi nel Pacifico. […]

L’acqua dell’Oceano Pacifico sta continuando a raffreddarsi, con le temperature sotto la superficie che già segnano un’anomalia di 4°C. Fonte: bom.gov.au
Nell’America Latina, La Niña ha un impatto disastroso soprattutto su Perù e Cile, dove solitamente si assiste a lunghi periodi siccitosi, mentre sul Brasile e sulle Ande orientali le precipitazioni saranno sopra media con il rischio di diffuse alluvioni. Episodi di La Niña sono stati registrati in particolare nel 1904, 1908, 1910, 1916, 1924, 1928, 1938, 1950, tra il 1954 e il 1957, 1964, 1970–1972, 1973–1976, 1983–1985, 1988-1989, 1995–1996, 1998-2001, 2007–2008 e tra il 2010 e il 2012. Ora che El Niño si è definitivamente esaurito, i modelli sono sempre più propensi a vedere uno scenario dominato da La Niña nel prossimo futuro, con le condizioni neutrali che avranno quindi vita breve: c’è il 50% di possibilità infatti che questa possa svilupparsi già nella prossima estate boreale ma sempre stando alle ultime uscite dei modelli, La Niña non sarà comparabile con gli eventi più intensi. Infatti è atteso un ritorno a condizioni neutrali dopo pochi mesi dal suo sviluppo, con una intensità che quindi sarà solo debole. Vi invitiamo comunque a seguire tutti i prossimi aggiornamenti perché una tale tendenza necessita ancora di ulteriori conferme.
a cura di Martina Rampoldi