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Emicrania, il rischio aumenta per chi ha problemi di peso secondo una nuova ricerca scientifica

Secondo un nuovo studio chi ha problemi di obesità ha un rischio maggiore di avere disturbi di emicrania.

Emicrania, il rischio aumenta per chi ha problemi di peso secondo una nuova ricerca scientifica
Emicrania, il rischio aumenta per chi ha problemi di peso secondo una nuova ricerca scientifica - Foto Pixabay

Emicrania, il rischio aumenta per chi ha problemi di peso secondo una nuova ricerca scientifica. I dettagli

Chi soffre anche di problemi di peso ha un rischio più elevato di soffrire di emicrania. A dirlo è un nuovo studio condotto dai ricercatori della Tehran University of Medical Sciences. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Headache: The Journal of Head and Face Pain. Si tratta di una revisione di 41 studi. Vediamo di seguito cosa hanno scoperto i ricercatori.

Lo studio

Gli studiosi hanno effettuato una revisione di 41 studi osservazionali, cui hanno preso parte 792.500 persone. Chi ha un indice di massa corporea (Bmi) normale corre meno rischi di avere l’emicrania rispetto a chi è sottopeso oppure obeso. Non sono emerse prove rilevanti per quanto riguarda l’associazione tra Bmi e rischio relativo ad altri sottotipi di disturbi relativi alla cefalea primaria, come riporta Sky.

I risultati

Gli autori dello studio fanno sapere che i risultati supportano la raccomandazione secondo la quale un indice di massa corporea normale è associato a un minor rischio di emicrania e che la prevenzione di questo disturbo può trarre vantaggio dal controllo del peso. I ricercatori quindi ritengono che una corretta alimentazione possa contribuire a stare alla larga da problemi di emicrania.

Risultati incoraggianti dal farmaco fremanezumab contro l’emicrania

Un altro studio, chiamato ‘Pan-European Real World’ (Pearl), ha osservato che l’uso dell’anticorpo monoclonale ‘fremanezumab’, sviluppato da Teva Pharmaceutical, si è rivelato in grado di indurre una riduzione significativa del numero di giorni mensili con emicrania nell’arco di sei mesi dalla prima somministrazione. Il professor Messoud Ashina, coordinatore dello studio Pearl, fa sapere che i dati raccolti forniscono evidenze di come l’impatto dell’emicrania possa essere ridotto dando al paziente la possibilità di accedere al trattamento con anticorpi monoclonali, come il fremanezumab.

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Valerio Fioretti

Sono un fisico, meteo appassionato e meteorologo, scrivo da anni notizie sul web. Sono esperto di argomenti che riguardano sport, calcio, salute, attualità, alpinismo, montagna e terremoti.

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