
Lo scompenso cardiaco
Nei pazienti che hanno superato i sessantacinque anni, lo scompenso cardiaco rappresenta il motivo principale per cui vengono ricoverati in ospedale. Questa condizione colpisce dal 2% al 3% della popolazione, ma la sua frequenza sale fino al 10% nelle età più avanzate. Intervenire rapidamente, iniziando subito con una terapia farmacologica, può avere un impatto notevole sull’evoluzione della malattia. La Dottoressa Livia Diehl, cardiologa presso la Casa di Cura La Maddonina, ha spiegato meglio i sintomi iniziali, che sono spesso subdoli e poco considerati al grupposandonato.it. Lo scompenso cardiaco è una condizione clinica complessa che può insorgere a seguito di anomalie cardiache, sia nella struttura che nella funzione, che pregiudicano la capacità del ventricolo di riempirsi o di pompare il sangue in modo adeguato. Identificare tempestivamente questa patologia è fondamentale, dato che, oltre al cuore, potrebbero essere coinvolti anche altri organi vitali come i reni, i polmoni e il fegato.
I sintomi iniziali dello scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca, nelle sue prime fasi può presentarsi senza segni evidenti o con sintomi poco specifici che a volte non sono direttamente associabili alla condizione, tra cui:
affanno normale;
mancanza di respiro (dispnea): inizialmente dopo attività fisiche intense, poi anche dopo sforzi più leggeri fino a sviluppare dispnea anche a riposo nelle forme più gravi;
fatica eccessiva (astenia);
battito cardiaco accelerato;
gonfiore (edema) alle gambe e alle caviglie;
riduzione dell’appetito;
tosse secca e irritante.
Particolarmente nei pazienti più giovani, questi segnali vengono frequentemente sottovalutati e ignorati o, in altre circostanze, attribuiti a patologie più comuni legate, ad esempio, all’apparato gastrointestinale.
Livelli di gravità dello scompenso cardiaco
La New York Heart Association ha definito quattro categorie per classificare la gravità dello scompenso cardiaco:
Classe I: non si avvertono sintomi durante le normali attività quotidiane;
Classe II: le attività fisiche quotidiane causano mancanza di respiro e stanchezza;
Classe III: anche sforzi fisici minimi provocano mancanza di respiro e stanchezza;
Classe IV: mancanza di respiro e stanchezza sono presenti anche a riposo.
Cause e fattori di rischio dello scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco è solitamente il risultato di condizioni che fanno sì che il cuore non funzioni correttamente, inclusi:
malattie coronariche che possono essere trattate con rivascolarizzazione (stent nelle coronarie, bypass aortocoronarici);
infarto del muscolo cardiaco;
patologie del muscolo cardiaco (cardiomiopatia dilatativa, cardiomiopatia ipertrofica, cardiomiopatia restrittiva);
malformazioni delle valvole cardiache;
ritmi cardiaci irregolari;
infezioni (come le miocarditi).
A questo si possono associare anche fattori di rischio, quali:
elevata pressione sanguigna;
diabete mellito;
eccesso di peso;
alterazioni lipidiche (colesterolo e/o trigliceridi alti);
storia familiare di malattie coronariche o cardiomiopatie geneticamente trasmissibili.
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