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Coronavirus, l’efficacia del vaccino Pfizer cala già dopo tre mesi. I risultati dello studio

Covid-19, un nuovo studio mette in luce il calo della protezione offerta dal vaccino Pfizer già dopo tre mesi e l'aumento del rischio di contagio. I risultati

Coronavirus, l’efficacia del vaccino Pfizer cala già dopo tre mesi. I risultati dello studio
Covid-19, ecco i dati raccolti da Altamedica: "Con la variante Omicron 9 positivi su 10 sono asintomatici o paucisintomatici"- Foto Pixabay

Coronavirus, il nuovo studio sull’efficacia dei vaccini

La pandemia da Coronavirus è nuovamente in crescita anche in Italia: è per questo motivo che il Governo ha introdotto nuove misure e sta spingendo sulla terza dose del vaccino. È infatti risaputo che l’efficacia del vaccino contro il Covid-19 sia limitata nel tempo e che quindi cala gradualmente nella protezione dal contagio e dalle forme gravi della malattia. Un nuovo studio si è proprio concentrato su questo aspetto del vaccino. Leggi anche Coronavirus, nuovo obbligo valido fino al 9 gennaio 2022: ecco dove, tutti i dettagli

La protezione cala già dopo 3 mesi

La ricerca, condotta su 80mila persone in Israele (tra i primi Paesi al mondo a cominciare la campagna vaccinale), è stata pubblicata sul British Medical Journal. Secondo lo studio, come riporta Corriere.it, il vaccino Pfizer fornisce un’eccellente protezione nelle prime settimane dopo la somministrazione, ma il rischio di contagio per i vaccinati di tutte le classi di età comincia ad aumentare già a 90 giorni dalla seconda dose e cresce col passare del tempo. Leggi anche Coronavirus, approvato il vaccino per i bambini tra 5 e 11 anni: ecco come funziona e quando partiranno le somministrazioni

I dati dello studio

Il lavoro si concentra sulle infezioni e non valuta la loro gravità in termini di necessità di ricovero ospedaliero o ventilazione meccanica o mortalità: l’obiettivo, infatti, è quello di capire come aumenta la possibilità di contagio col passare del tempo dopo la seconda dose. Ad effettuare lo studio sono stati i ricercatori dei Leumit Health Services sulla base delle cartelle cliniche elettroniche di 83.057 adulti con età media di 44 anni sottoposti a tampone tra maggio e settembre almeno tre settimane dopo la seconda dose di vaccino e che in precedenza non avevano mai manifestato segni dell’infezione da Coronavirus. Leggi anche Covid, terza dose del vaccino a tutti gli over 18 dall’1 dicembre, lo annuncia il ministro Speranza

Come cresce il tasso di positività nel tempo

7.973 partecipanti, ovvero il 9,6% del totale, sono risultati positivi al tampone, quasi tutti con variante Delta. Dopo la seconda dose di vaccino, secondo l’analisi, il tasso di positività cresce col passare del tempo: l’1,3% tra 21 e 89 giorni, il 2,4% tra 90 e 119 giorni, il 4,6% tra 120 e 149 giorni, il 10,3% tra 150 e 179 giorni, il 15,5% dopo 180 giorni. Secondo i ricercatori, dunque, rispetto ai primi 90 giorni dalla seconda dose il rischio di infezione è 2,37 volte più alto dopo 90-119 giorni, 2,66 volte più alto dopo 120-149 giorni e 2,82 volte più alto oltre i 150 giorni. Ovviamente lo studio non può prendere in considerazione altri fattori come ceppo virale, numero di familiari conviventi e densità di popolazione.

Necessaria la terza dose in tempi ravvicinati?

I risultati dello studio, comunque, permettono di trarre qualche conclusione: la protezione data dalle due dosi di vaccino Pfizer cala nel tempo e il rischio di contagio aumenta progressivamente dopo i primi tre mesi. È per questo motivo che si sta cercando di spingere la terza dose, somministrata anche in tempi ravvicinati (in Italia è possibile farla 5 mesi dopo la seconda dose).

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.

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