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Coronavirus, lo studio: “Durerà 20 anni se non riapriamo. Ecco perché sta facendo discutere

Covid-19, fa discutere un articolo pubblicato su Science che suggerisce la riduzione delle restrizioni per sconfiggere prima il virus: ecco perché è una strategia molto rischiosa

Coronavirus, lo studio: “Durerà 20 anni se non riapriamo. Ecco perché sta facendo discutere
Coronavirus, dichiarazioni di Mantovani - Foto Pixabay

Coronavirus, fa discutere un articolo pubblicato su Science

Sulle misure di contenimento da adottare per contenere la pandemia da Coronavirus non c’è mai stata uniformità da parte di esperti e addetti ai lavori: da una parte c’è chi vorrebbe chiudere tutto, dall’altra chi invece preferirebbe lasciare tutto aperto, nel mezzo chi segue una linea più equilibrata. Proprio le misure restrittive, però, possono incidere sulla durata dell’emergenza: in tal senso, un po’ di tempo fa, è stato pubblicato un articolo sulla rivista Science che sta facendo molto discutere. Leggi anche Coronavirus, aumentano i contagi: scuole chiuse in tutta Italia? Ecco i dettagli

Coronavirus, riaprire tutto per sconfiggere prima il virus?

L’articolo, ripreso da Quotidiano.it, sembra quasi una provocazione: la strategia per liberarci al più presto del Coronavirus potrebbe essere quella di riaprire tutto (o quasi) e lasciar circolare il virus, in modo da raggiungere più velocemente l’immunità di gregge, favorendo un’immunità soprattutto tra i giovani, dove Covid-19 decorre in maniera quasi asintomatica. L’alternativa, ovvero continuare con le misure restrittive, potrebbe portarci a dover convivere con l’emergenza Coronavirus per 20 anni. L’idea è dei ricercatori della Emory e della Penn State University degli Stati Uniti d’America. Ma facciamo chiarezza. Leggi anche Coronavirus, il governo Draghi vuole istituire la super zona rossa e il lockdown soft: ecco in cosa consistono

Le dichiarazioni degli autori

Non si tratta, in realtà, di una novità: molte volte, infatti, si è parlato della “convivenza” col virus. Come scrivono gli autori dell’articolo Jennie Lavine, Ottar N. Bjornstad e Rustom Antia, “negli ultimi decenni l’umanità ha affrontato molteplici sfide da infezioni virali acute, tra cui sindrome respiratoria acuta grave (SARS), sindrome respiratoria mediorientale (MERS), Ebole: tutti focolai subito circoscritti. Ma se la situazione sfugge di mano, come è successo nel caso del nuovo Coronavirus, occorre comprendere e pianificare la transizione verso un modello di comportamento diverso, che considera il virus endemico, cioè ineliminabile”. Leggi anche Coronavirus, coprifuoco anticipato alle 18:00 per i giovani tra i 14 e i 24 anni a Castellamare di Stabia. Ecco l’ordinanza del Sindaco

Il virus tornerà a ripresentarsi ad ondate

Traducendo le parole degli autori, insomma, dovremmo accettare la convivenza col virus, riducendo le restrizioni e lasciandolo libero di circolare per sconfiggerlo prima, ovviamente proteggendo le fasce più esposte e vulnerabili, proseguendo intanto con vaccinazioni, anticorpi monoclonali, eparine, antivirali e altre terapie conosciute. Secondo i ricercatori, il virus tornerà infatti a ripresentarsi a ondate, con alti e bassi più o meno marcati legati all’alternanza delle stagioni, fino a confondersi una volta per tutte, come avviene per l’influenza stagionale.

Riaprire tutto, perché è rischioso?

La strategia di ridurre al minimo le restrizioni ha rischi enormi e potrebbe portare in pochi tempi al collasso dei sistemi sanitari, con un costo in termini di vite umane molto alte. Un esempio in tal senso sembrerebbe essere l’India, dove, a causa della scarsità di mezzi, milioni di persone si sono esposte al contagio senza particolari precauzioni: in alcune zone l’immunità di gregge sembrerebbe essere stata raggiunta, ma il Paese ha dovuto fare i conti con un alto numero di decesse. L’articolo di Science, che tanto sta facendo discutere, è stato pubblicato i primi di febbraio: secondo gli addetti ai lavori il messaggio, come arrivato sui social, è stato travisato.

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Biagio Romano

Classe '93, napoletano di nascita, interista di fede. Scrivo sul web da quando avevo 16 anni: prima per hobby, poi per lavoro. Curioso di natura, amo le sfide (soprattutto vincerle). Mi affascinano il mondo dell'informazione e quello della comunicazione.

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